antonio mumolo

BOLOGNA – L’articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea afferma che “ogni individuo ha diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale” e che “a chi non ha mezzi sufficienti, è concesso il patrocinio a spese dello Stato”. In quasi tuti gli Stati membri è prevista la gratuità delle spese di giustizia, quasi in tutti, ma non in Italia. Nel nostro Belpaese per usufruire del gratuito patrocinio è necessaria la residenza anagrafica, alla quale è subordinato anche l’accesso ai servizi sanitari. Conseguenza questa che per i “senza dimora” non solo fa perdere i propri diritti, ma anche la possibilità di farli valere in tribunale. Per questa ragione a Bologna nel 2000 è nato il progetto “Avvocato di Strada”. L’associazione si pone come primo obiettivo, quello di offrire tutela giuridica gratuita e organizzata alle persone senza dimora e cioè a chi è costretto a vivere in strada, in stazione o nei dormitori, ma durante questi anni, la loro assistenza si è estesa anche a tutte quelle persone che varie cause si trovano ai margini della società. Homeless, donne vittime della tratta, emigrati, rifugiati e dei così detti nuovi poveri: separati, anziani con la pensione al minimo, ex lavoratori, autonomi o dipendenti, tutti vittime della crisi.

A tutt’oggi, l’ onlus è presente con 35 sportelli e 1700 avvocati volontari su tutto lo stivale. Il più grande studio legale in Italia, ma anche quello con il minor fatturato. Nel 2012 sono state aperte dai volontari dell’Associazione 2575 pratiche, di cui 1149 di diritto ai migranti, 874 di diritto civile, 298 di diritto amministrativo e 254 di diritto penale. Il 17 ottobre a Bruxellesil Parlamento europeo consegnerà al Presidente dell’Associazione Avvocato di Strada Onlus, avv. Antonio Mumolo, il CIVI EUROPAEO PREMIUM 2013. Il Premio, riconosce a singoli individui o gruppi di persone che hanno profuso un impegno eccezionale nelle attività o azioni che traducono in pratica i valori della solidarietà della tolleranza e che incoraggiano l’integrazione europea.

Siamo orgogliosi per questo riconoscimento, che rappresenta un premio per tutti i nostri volontari che quotidianamente mettono a disposizione una parte del proprio tempo al servizio dei più deboli”. Commenta così la notizia Antonio Mumolo.“Siamo partiti a Bologna nel 2000 ed eravamo solo due avvocati; oggi credo siamo lo studio legale più grande di Italia e tuteliamo ogni anno oltre 2000 persone. Organizziamo anche eventi, convegni e corsi di formazione in molte città italiane. Ai volontari chiediamo di regalarci un solo pomeriggio al mese, per rendere compatibile l’attività in associazione con lo svolgimento della professione e con gli altri impegni personali. Continueremo ad aprire sportelli come presidi di legalità nelle città, dove è necessaria una nostra presenza. Il percorso è stato pieno di soddisfazioni ed ha comportato un arricchimento personale che ci compensa ampiamente delle fatiche e dell’impegno profusi. Abbiamo anche incontrato molte difficoltà, dalla diffidenza iniziale di alcuni Consigli dell’Ordine, quasi increduli di fronte ad avvocati che decidono di svolgere gratuitamente la professione, a problemi economici legati alle spese vive dei processi. Difficoltà che superiamo giornalmente e che rafforzano la nostra determinazione nella ricerca di una giustizia davvero uguale per tutti. Non avremmo però immaginato di trovare una resistenza accanita da parte di molti comuni nel dare la residenza alle persone che vivono in strada. C’è la necessità di un’applicazione omogenea della normativa sulla residenza anagrafica da parte dei Comuni italiani. La residenza, infatti, oltre a essere un diritto di chi vive in strada e non una possibilità per l’amministrazione comunale, è anche uno strumento di autonomia e di riscatto, poiché solo avendo regolare residenza, si può avere una carta d’identità, accedere al welfare locale, lavorare e curarsi adeguatamente”.

di Paola Amore

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