PADOVA- Sono iniziati oggi i lavori nell’ambito del meeting “Le forme dell’affido in Europa: cosa sappiamo degli esiti e delle condizioni di efficacia?” organizzato dalla Fondazione Emanuela Zancan di Padova con l’International Foster Care Research Network, l’associazione internazionale per la valutazione di esito in area infanzia e famiglia (iaOBERfcs), la Fondazione Paideia di Torino. Oltre cinquanta esperti, di cui 40 provenienti da 15 paesi europei, sono arrivati a Padova per un confronto e uno scambio di esperienze e soluzioni in materia di affido e tutela dei diritti dei minori. I lavori, in questa prima fase riservati agli esperti, si concluderanno mercoledì e saranno seguiti da una conferenza aperta al pubblico in programma giovedì 12 (ore 9-18) nell’auditorium del centro culturale Altinate San Gaetano.
Secondo le ultime stime disponibili in Italia a fine 2010 erano 29.309 i ragazzi fuori della famiglia (il 2,9 per mille della popolazione minorile complessiva). Ma, cosa non nuova nel nostro paese, i dati evidenziano profonde disuguaglianze. La prima è di carattere geografico: il tasso di allontanamenti varia notevolmente a seconda della regione considerata. La forbice è ampia e va dall’1,6 ogni mille bambini dell’Abruzzo a un massimo di 4,7 per mille della Liguria, con differenze piuttosto accentuate. I dati medi sono del 3,1 per mille a Nord-Ovest, del 2,9 per mille a Nordest, del 3 per mille al Centro, del 1,6 per mille al Sud e del 3,5 per mille nelle Isole (fonte: Centro Nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, 2013). «Queste differenze non sono spiegabili con bisogni di maggiore o minore intensità – precisa Vecchiato -. Ci parlano della maggiore o minore presenza di risorse e capacità professionali per affrontare i problemi presenti nei territori».
La seconda disuguaglianza è anagrafica ed esistenziale: con il crescere dell’età prevale l’accoglienza nelle comunità residenziali (82% tra i 14 e i 17 anni). Per i bambini tra 0 e 2 anni l’affido è messo in atto nel 73% dei casi, scendendo a quota 35% tra gli 11 e i 13 anni e arrivando al 18% tra i 14 e i 17 anni. Per Vecchiato sono almeno due le spiegazioni: «Da un lato è evidente che se l’allontanamento necessario è rimandato (anche per incapacità e paura di decidere) il problema cresce, si cronicizza, rendendo necessari gli interventi dei magistrati. Molti affidi familiari tardivi falliscono. Le famiglie disponibili all’affido stanno diminuendo. Chiedono di non essere solo selezionate e formate ma soprattutto accompagnate e sostenute».

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