LONDRA – «Abbiamo fatto cambiare idea alla Banca d’Inghilterra, possiamo farlo con Twitter». Detto (twittato) fatto. Caroline ha vinto due volte. I guru del microblog made in Usa, davanti a una petizione online firmata da 60 mila persone, hanno accettato di inserire un «bottone» rapido per la denuncia di abusi verbali. Pochi giorni prima era stata la banca centrale di Londra a capitolare, accettando una donna sulla banconota da 10 sterline (Jane Austen al posto di Charles Darwin). Nel giro di una settimana la blogger Caroline Criado-Perez, 29 anni, è diventata la più famosa delle nuove femministe d’Oltremanica, una schiera di attiviste che usano la Rete per campagne mirate e impossibili. Donne come Laura Bates, 26 anni, che ha diretto la protesta dell’Everyday Sexism Project contro le immagini misogine di Facebook, o come Lucy-Anne Holmes, 36 anni, che guida la crociata per far sparire le immagini in topless dai tabloid.
INTERNET E SUFFRAGETTE – Tra tutte Caroline Criado-Perez, che studia per un Master sulle disuguaglianze di genere alla London School of Economics e ha cofondato thewomensroom.org.uk , è la più esposta. Non ha fatto in tempo a godersi il successo sulla maschilista Banca d’Inghilterra che è stata vittima di un attacco organizzato su Twitter. Cinquanta tweet violenti all’ora, per 12 ore: minacce di stupro, volgarità. Quando ha annunciato che si rivolgeva alla polizia, nuovi insulti: «Così si sprecano i soldi pubblici», «Chi credi di essere, Madre Teresa?», «Tanto ti stupriamo lo stesso». Uno degli autori sospetti, un ventunenne di Manchester, è stato arrestato e rilasciato ieri su cauzione. La giustizia prevede il reato di violenza su Internet. Ma per le/gli attivisti pro-Caroline non è abbastanza: Twitter deve fare di più per individuare ed eliminare i cosiddetti troll . All’inizio la blogger ha scritto a Mark Luckie, responsabile del settore news a New York, che non ha risposto, mentre un portavoce cercava di chiudere il caso: «Sospenderemo gli account che non rispettano le nostre regole».
LA RISPOSTA DI TWITTER – Il caso però non si è chiuso. È diventato una valanga: proteste da media nuovi e vecchi, siti e giornali, tv e politici. L’offesa forse peggiore proprio da Caroline, che alla Bbc ha detto: «Twitter non capisce come funziona la Rete». Su Change.org 60 mila persone hanno approvato la petizione per chiedere a Twitter un «bottone» per denunciare i messaggi violenti (così come basta un clic per seguire qualcuno, senza la procedura attuale che prevede un modulo da riempire online). La ministra dell’Interno ombra, la laburista Yvette Cooper, domenica ha tuonato: la risposta di Twitter è inadeguata e non protegge le donne vittime di messaggi violenti. La valanga ha costretto il sito di San Francisco a tornare sui propri passi, promettendo un bottone di «denuncia abusi» per tutte le piattaforme, un po’ come quello già in funzione sugli ultimi iPhone. A questo punto non è chiaro se avrà seguito la proposta di boicottare Twitter per 24 ore, avanzata dall’editorialista Suzanne Moore (data prevista 4 agosto, giornata dell’amicizia). Brooke Magnanti, non dimenticata autrice delle Avventure intime di una squillo londinese , è contro il boicottaggio che definisce «attivismo da poltrona». Proprio quel genere di attivismo che le nuove femministe sanno usare così bene.

di Michele Farina (corriere.it)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui