MILANO – Il Corriere della Sera ha pubblicato domenica 9 giugno una lunga lettera di Stefania Prestigiacomo, che illustra la proposta del Popolo delle Libertà sulle coppie gay e la differenza con il matrimonio. Ecco il testo:
“Caro direttore,
forse oggi per la prima volta in Italia esistono le condizioni «politiche» per abbattere il muro di discriminazioni che ancora rende gli omosessuali «figli di uno Stato minore». La nuova composizione del Parlamento, che ha spalancato le porte ad un gran numero di giovani che non hanno le «ruggini culturali» delle generazioni precedenti e sono più aperti su questo tema, rendono attuabili decisioni che in passato non sono state possibili, anche perché la politica spesso è più lenta della società nell’acquisizione di consapevolezze «civili» ormai diffuse. Assieme a Bondi, Galan, Ravetto, Carfagna e altri colleghi del Pdl, ho presentato in questi giorni una proposta di legge sulle «gay and lesbian partneship, unioni omoaffettive» che, a nostro parere rappresenta una seria base di partenza per un dibattito sia all’interno del nostro partito, ove esistono sensibilità diverse e legittime su questo tema, sia fra le altre forze politiche e i singoli parlamentari. I temi etici sono e devono essere trasversali, perché concernono la coscienza di ciascuno e sovente non sono coartabili dentro una linea di partito univoca. Nella nostra proposta non si parla di «matrimoni» gay, il matrimonio resta l’unione fra un uomo e una donna, ma si dà piena attuazione alla Costituzione che vieta discriminazioni a causa dell’orientamento sessuale. È una scelta di moderazione e buon senso, per evitare contrapposizioni che non giovano alla causa. Credo che in questo momento si debba cercare un minimo comune denominatore per il riconoscimento e la tutela di rapporti affettivi ormai diffusi. Convivenze, solidarietà umane, sentimenti reciproci e, usiamola questa parola, amore, a cui non ancora si accompagnano alcuni diritti fondamentali e ciò configura un vulnus alle libertà civili del nostro paese. Analogamente credo si debba accelerare l’iter per la definizione e la sanzione penale dell’omofobia, causa di troppi, intollerabili atti di violenza e di bullismo. Da ministro delle Pari opportunità, anni fa, ho promosso il recepimento della direttiva europea contro le discriminazioni dettate dall’orientamento sessuale. Ora è il momento di individuare il reato di omofobia. Definire un inquadramento giuridico delle coppie omosessuali e punire severamente ogni forma di sopraffazione basata sul pregiudizio omofobo è oggi necessario e possibile. È un loro diritto. Credo sia un nostro dovere”.

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