MILANO – Chi ha ricevuto cure basate su cellule staminali ottenute con “metodo Stamina” può continuare a sottoporsi a tali terapie, pur se «non conformi alla normativa vigente» e anche se il laboratorio di riferimento (in questo caso quello degli Spedali Civili di Brescia) non è autorizzato, ma sotto «monitoraggio clinico». Lo ha deciso il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro Balduzzi, per ovviare ai numerosi casi di ricorso alla magistratura da parte di persone – spesso genitori di bambini gravemente malati – che chiedono di sottoporre i propri cari alla cura messa a punto “in segreto” dalla Stamina Foundation. Dunque Sofia, così come gli altri pazienti che hanno già avviato la terapia, potrà proseguire le cure secondo il protocollo della fondazione Stamina agli Spedali di Brescia, dove le sono già state praticate le due prime infusioni.
TERAPIE – «Si concede eccezionalmente la prosecuzione di trattamenti non conformi alla normativa vigente per i pazienti per i quali sono stati già avviati alla data di entrata in vigore del decreto» si legge nel decreto legge alla voce “Interventi urgenti in materia sanitaria”, che prevede «una più ampia normativa a regime che regoli i medicinali per terapie avanzate preparati su base non ripetitiva, con monitoraggio clinico».
I PUNTI – «La norma si basa sul principio etico per cui un trattamento sanitario già avviato che non abbia dato gravi effetti collaterali non deve essere interrotto – spiega Balduzzi -. Il decreto chiarisce inoltre che devono considerarsi come “avviati” anche i trattamenti per i quali sono stati compiuti atti preparatori (il prelievo di cellule dal paziente o da donatore destinate all’uso terapeutico) e quelli già ordinati dall’autorità giudiziaria. Per tutti questi trattamenti terapeutici ci sarà un’attenta valutazione degli esiti, con l’acquisizione di tutti i dati clinici dei pazienti sottoposti al trattamento». Il decreto-legge prevede anche che d’ora in poi tutti i cosiddetti “medicinali per terapie avanzate preparati su base non ripetitiva”, in cui rientrano i trattamenti con le staminali, possano essere utilizzati esclusivamente in un ospedale pubblico, clinica universitaria o istituto di ricovero e cura a carattere scientifico. Con un regolamento ministeriale da emanare nei prossimi giorni saranno fissate regole più precise per garantire la sicurezza dei pazienti e sarà fissata una precisa procedura di valutazione degli esiti dell’impiego di queste terapie.
INTERROGAZIONE – La questione delle cure con staminali era stata posta in un’interrogazione urgente rivolta al ministro della Salute dalle senatrici del Pd Giuseppina Maturani, Leana Pignedoli e Maria Teresa Bertuzzi. «È inaccettabile che non ci sia chiarezza giuridica sulle cure a base di cellule staminali e che il destino dei pazienti sia affidato alla sentenza di un tribunale – scrivono -. Oltre ai casi di Sofia e di Celeste ci sono oltre cinquecento persone affette da gravi malattie neurodegenerative che attendono di essere curate. Ognuna di queste dovrà fare ricorso per via giudiziaria per vedere riconosciuto il diritto ad essere curata». Le senatrici del Pd chiedono di fare «chiarezza sull’uso di medicinali personalizzati e dare risposte a quelle persone che, non potendo ricorrere ad alcuna cura farmacologica autorizzata, sono di fatto private della possibilità di esercitare il loro diritto alla salute, costituzionalmente sancito».

di Redazione Salute Online (corriere.it)

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