volontariROMA – Dal primo rapporto Istat-Cnel sul benessere equo e sostenibile in Italia arrivano conferme ma anche inaspettate novità. La famiglia resta un elemento centrale e ad essa viene sempre di più è chiesto di colmare la carenza di servizi sociali. Ma anche le reti sociali restano importanti: il 23,5 per cento della popolazione partecipa ad associazioni e il 9,7 per cento svolge attività di volontariato, in crescita dall’8,9 per cento del 2005. Ma la partecipazione è meno presente nel Mezzogiorno, dove tuttavia i bisogni sono più gravi. Al Nord il dato è del 13,1 per cento, mentre al Sud si ferma al 6 per cento. Un dato che preoccupa anche perché il rapporto fa emergere un sempre minore senso di fiducia verso “gli altri”. Nel 2012 solo il 20 per cento delle persone ritiene che gran parte della gente sia degna di fiducia, valore in calo rispetto al 2010 (21,7 per cento) e tra i più bassi in Europa. Quota che scende ulteriormente al 15,2 per cento nelle regioni del Mezzogiorno.

I DATI –  «Viviamo in una società in cui la presenza di reti sociali, familiari e di volontariato non è sufficiente a garantire un tessuto sociale forte a copertura dei bisogni primari della popolazione, specialmente delle fasce sociali più deboli – scrivono i curatori del rapporto -. Nel Sud e nelle Isole, in particolare, tutte le forme di reti sociali appaiono più deboli e la fiducia negli altri raggiunge il minimo. Peraltro, un Paese con un problema di scarsa fiducia tra i cittadini può incontrare maggiori difficoltà a creare le condizioni per una vita economica e sociale pienamente soddisfacente».

di Francesco Gravetti

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