campagna lila contro hiv
ROMA – E’ la campagna choc della Lega italiana per la lotta contro l’Aids. A scuotere le coscienze ci sono grossi manifesti in cui i sei candidati premier chiedono: “Voteresti per me se fossi sieropositivo?”. La Lila ha inviato un questionario ai leader delle principali forze politiche che si sfideranno alle prossime elezioni. Mettendoli nei panni delle persone che vivono con l’Hiv e cercando di far capire agli elettori quale sia davvero il loro pensiero verso le persone sieropositive. I leader di coalizione sono stati rappresentati così per dare un messaggio a loro, agli elettori, e alle persone che con l’Hiv vivono davvero. È un messaggio di sostegno, prima che provocatorio. “Lo stigma e la discriminazione che colpiscono le persone con Hiv sono una questione non più trascurabile, la difesa dei diritti non ha a che fare solo con la dignità, ma con i temi più ampi di prevenzione e accesso alle cure – fa sapere la Lila – immaginate di voler votare per un candidato, o una candidata, che ritenete capace e affidabile, o almeno eleggibile, e di scoprire che ha l’Hiv. Ora immaginate che la persona capace e affidabile, di cui scoprite la sieropositività, sia una collega di lavoro, l’insegnante dei vostri figli, il barista che vi serve il caffè tutte le mattine, la ragazza carina o il ragazzo muscoloso che viene in palestra nei vostri stessi orari, il poliziotto a cui chiedete aiuto, la dottoressa che vi sta visitando. Quale sarebbe la vostra reazione”. All’Hiv, infatti, viene ancora associata l’idea di una persona contagiosa, poco affidabile, o addirittura immorale. Ma l’Hiv riguarda tutti: la politica, i cittadini, gli uomini e le donne, i giovani e i meno giovani, gli italiani e gli stranieri. Il virus non fa distinzioni di genere, di classe, di geografia. “Non è un caso che oggi il 60 per cento delle persone che ricevono una diagnosi di Aids non sapesse neppure di avere l’Hiv, o che una persona sieropositiva su tre non sappia di esserlo – aggiungono i volontari Lila –  ma si tratta di una patologia oggi curabile fino ad azzerare la carica virale, ma che può ancora rendere molto difficile la vita sociale e lavorativa”.
di Mirella D’Ambrosio
PER SAPERNE DI PIU’:
www.lila.it

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