frida 3NAPOLI. Aveva aperto le sue porte, appena un anno fa, a tutte le donne vittime di violenza in memoria di Enza Cappuccio, la giovane non vedente madre di sei figli, uccisa dal marito nel gennaio 2012. Proprio in suo ricordo, avrebbe dovuto rappresentare un’ancora di salvezza per tutte le donne che subiscono abusi, maltrattamenti, stalking, mobbing e violenze di ogni genere tra le mura domestiche o anche sui luoghi di lavoro. Invece, la sede del centro d’ascolto nella zona di Torre Caracciolo, a Marano, è chiusa da agosto.
I FATTI. Dopo aver subito un raid vandalico lo scorso giugno, la struttura, di proprietà comunale negli ex uffici dell’Anagrafe, non ha più riaperto al pubblico. Attivo il lunedì e il giovedì, dalle 10 alle 12, lo sportello anti violenza, gestito dalle volontarie dell’associazione “Frida Kahlo – La città delle donne”, è stato costretto a chiudere i battenti perché il Comune non ripara le porte e le finestre che i vandali hanno divelto. «Da agosto – spiega Stefania Fanelli, una delle responsabili dell’associazione – aspettiamo che l’Amministrazione faccia riparare i danni subiti. Ma, nonostante le continue promesse, questo ancora non è avvenuto». Intanto gli utenti reclamano un servizio che, di fatto, non viene più svolto nella sede di Torre Caracciolo. Addirittura un cittadino, l’altro ieri, mi ha chiamato al telefono di casa per segnalarmi il caso della sorella».
DEGRADO TOTALE. Nei locali dello sportello, dove fino a pochi mesi fa si svolgevano attività di accoglienza e ascolto, sostegno psicologico, consulenza e assistenza legale e verso il sistema sanitario di competenza, laboratori di lettura e scrittura autobiografica e orientamento al lavoro, oggi c’è il deserto e, sparso sul pavimento, un “tappeto” di escrementi. «Lavoriamo ogni giorno per aiutare le vittime che si rivolgono a noi – aggiunge Fanelli – ma se per una spesa quasi irrisoria il Comune ci costringe a tenere chiuso il centro d’ascolto, allora organizzeremo una colletta per tornare ad offrire un servizio fondamentale alle donne che risiedono nel nostro territorio».

 di Giuliana Covella

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