ROMA. Impianti di risalita alimentati a energia solare, sci usati che diventano combustile, mezzi da neve di ultima generazione. Sono alcune strategie verdi messe in atto nelle stazioni sciistiche italiane e straniere per preservare gli ambienti naturali dall’inquinamento prodotto durante le stagioni invernali. Un risparmio, in termini di emissioni, che non solo aiuta a tutelare i paesaggi montani, ma è in grado anche di creare circoli virtuosi per la produzione di corrente elettrica. Quest’anno, infatti, l’ultima novità sulle piste, i tappeti energetici che trasformano i passi degli sciatori in energia pulita. Il tutto grazie a un progetto finanziato dalla Ue e chiamato «zone sciistiche climatiche alpine» che coinvolge la Svizzera e l’Italia. Con una serie di accorgimenti ecologici, tra cui i vettori energetici, in val d’Ega (Bz) e sulle cime di Arosa (Svizzera). Misure pilota per il risparmio energetico e per la produzione da fonti rinnovabili.
IL PROGETTO – A vedere i primi tappeti energetici delle Alpi, la skiarea di Carezza. Un’area turistica della val d’Ega che coinvolge 40 km di piste, 15 impianti di risalita e che, facente parte delle Dolomiti, è già tutelata come patrimonio dell’umanità dall’Unesco e dove ora, sotto il Catinaccio, gli sciatori possono calpestare tappeti speciali che producono energia pulita. Precisamente nei pressi della cabinovia Hubertus che collega la seggiovia Paolina. «L’Alto Adige», spiega Helene Thaleo, responsabile della comunicazione di val d’Ega Turismo, «è già da molto tempo sensibile al problema dell’inquinamento. Ad esempio, dal 2007, a Obereggen c’è un sistema di teleriscaldamento che serve tutta la città città. E che, ogni anno, ci fa risparmiare 500 mila litri di gasolio. E, dal 2009, gli impianti di risalita vanno solo a energia rinnovabile».
TAPPETI ENERGETICI – Una sete di risparmio e di misure che nessuno nella zona è disposto a placare. Infatti, i tappeti energetici sono solo il primo passo per sfruttare l’energia naturale. «La risposta degli sciatori ai tappeti è stata ottima. Sono tantissimi infatti quelli che ci camminano oppure ci saltano sopra. Non solo i bambini, ma anche gli adulti». Un modo atipico di produrre energia che, alla fine del 2013, verrà contabilizzato anche da uno speciale contatore. «Alla fine dell’anno si vedrà chi, tra noi e la stazione di Arosa, vincerà la gara producendo più energia. Anche se, visto la dimensione maggiore dello stabilimento svizzero, il risultato è un po’ scontato».
SCENARI FUTURI – Dato il successo dei trappeti, pronte a partire a ruota le prossime iniziative. Tra cui, gli impianti fotovoltaici, i dissuasori e i sensori per non far andare a vuoto le funivie. «Carezza», spiega Thaleo, «è la zona più soleggiata dell’Alto Adige, con una media di 8 ore di sole al giorno. Una risorsa naturale che, per esempio, potrebbe essere sfruttata con i pannelli fotovoltaici per alimentare una seggiovia solare». Una serie di nuove idee non solo per produrre energia, ma anche per risparmiarne. «Gli impianti e le funivie sono in movimento costante, anche quando non li usa nessuno. Per questo tra i prossimi i passi ci saranno i sensori di movimento per farli attivare solo quando c’è gente». Ma anche pensieri su come destinare l’ipotetico surplus energetico. «L’energia risparmiata», conclude Thaleo, «potrebbe essere utilizzata per produrre la neve artificiale. Per una stazione sciistica l’innevamento è infatti l’operazione più costosa che, ogni stagione, rappresenta un terzo della spesa generale».
SCIARE A IMPATTO ZERO – Diffusa, del resto, la cultura del rispetto ecologico nelle zone montane. Con esempi e progetti che spaziano dalle cime straniere a quelle nostrane. Tra queste, l’ecostazione sciistica di Subiaco sul monte Livata, dotata di nastri di trasporto amovibili che vengono rimossi a fine stagione. E di mezzi di trasporto a minor impatto ambientale, come gatti e moto delle nevi di ultima generazione. Oppure il solarskilift di Tenna, sulle Alpi svizzere o la pista ricoperta di fotovoltaico di Amburgo oppure la stazione sciistica indoor di Wittenburg, uno dei più grandi ski center d’Europa, che da diversi anni utilizza soltanto l’energia auto-generata dal suo impianto fotovoltaico.
RICICLARE GLI SCI – Ultimo passo del vero sciatore green, mandare al riciclo gli sci dismessi. A raccoglierli un’azienda francese, la Tri-Valles, che ha trovato il modo di farne combustibile. Risparmiando una tonnellata di petrolio con tre tonnellate di sci usati. Il tutto, semplicemente smontando le parti metalliche da quelle di plastica. Componenti che, una volta separati, possono essere destinati alla rifusione oppure bruciati per produrre calore.
di Carlotta Clerici (www.corriere.it)

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