MILANO – Da anni biologi ed ecologisti ricordano che il mondo animale sta vivendo un fase di estinzione di massa paragonabile a quella che 65 milioni di anni fa cancellò i dinosauri dalla faccia della Terra. Ora uno studio della Auckland University in collaborazione con la Oxford University e la Griffith University si è interessato di valutare i tempi di scomparsa delle varie specie animali e la possibilità per gli esseri umani di catalogarle prima che scompaiano.

LO STUDIO – I ricercatori, guidati dallo zoologo marino della Auckland University, Mark Costello, hanno effettuato una meta-analisi di numerosi studi precedenti. In base ai dati in loro possesso sono giunti alla conclusione che se da un lato è opportuno ammettere che qualcosa di simile a un’estinzione di massa sta effettivamente avvenendo, dall’altro bisogna ricordare che la conservazione della biodiversità non è senza speranze. L’aspetto più inatteso per gli scienziati è stato però un altro. Le stime più attendibili del mondo scientifico indicano in 10 milioni il numero di specie viventi, note e sconosciute, che popolano il nostro pianeta. Secondo gli autori della ricerca, invece, sarebbero circa la metà, cosa che dimezzerebbe anche i tempi della loro catalogazione. Inoltre viene rivisto anche il tasso di estinzione globale, indicato generalmente attorno al 5 per cento ogni dieci anni, ridotto all’1 per cento ogni decade. Ma la riduzione dei numeri non è certamente un tentativo di smorzare l’allarme poiché se verrà mantenuto questo ritmo, secondo i ricercatori, nei prossimi 150 anni la metà delle specie animali scomparirà dalla Terra. Nell’ultimo decennio è stato però riscontrato anche un aumento delle scoperte di nuove specie. A partire dal 2003 sono state individuate annualmente 17.500 nuove specie, numero salito stabilmente a 18.000 dal 2006. D’altro canto è molto difficile determinare il tasso complessivo di estinzione globale poiché alcuni vertebrati, per esempio, sono veramente scomparsi con ritmi da estinzione globale ma altri, coadiuvati dagli sforzi di conservazione e dalla capacità di adattamento, hanno decisamente rallentato la scomparsa della propria specie.
INTERESSE DELL’UMANITA’ – Esistono importanti ragioni aldilà della semplice catalogazione scientifica che rendono l’identificazione del maggior numero di specie animali esistenti (sono stati esclusi dalla ricerca i batteri e i microrganismi) un obiettivo importante per l’umanità. Riuscire a redigere una lista di tutte le specie viventi potrebbe fornire importanti informazioni che aiuterebbero a migliorare lo stato di salute di quegli ecosistemi ai quali l’uomo si rivolge per ottenere i cosiddetti «ecosystem services», vale a dire cibo, acqua e tutto ciò che traiamo dalla natura. Individuare una nuova specie potrebbe portare alla scoperta di nuovi farmaci o ispirare con la sua struttura lo sviluppo di materiali più leggeri o forti.
CHE FARE – Su come reagire a questo stato di cose il team di ricercatori ha le idee piuttosto chiare: sono necessari poderosi finanziamenti e il coinvolgimento del maggior numero possibile di persone. Tre anni fa un altro ampio studio condotto da un team di zoologi e biologi era giunto alla conclusione che fosse necessaria una cifra tra i 500 milioni e il miliardo di dollari all’anno e cinquant’anni di tempo per catalogare tutti gli esseri viventi. La tecnologia potrebbe venire in soccorso di chi dovrà svolgere l’arduo compito sottoforma di sterminati data base online o magari semplicemente i diffusissimi smartphone, in grado di scattare foto ad alta risoluzione corredate di data, ora e coordinate Gps del luogo nel quale sono state scattate.
BIO-BLITZ – Uno degli approcci suggeriti per investigare la vita sul pianeta Terra è quello del cosiddetto BioBlitz, l’assalto per 24 ore di una determinata porzione di territorio da parte di esperti e volontari, durante le quali viene fotografata e catalogata qualsiasi forma di vita intercettata. Nel 2003 l’American Museum of Natural History organizzò un BioBlitz a Central Park, nel cuore di New York. Quel giorno vennero registrate più di 800 specie animali e venne scoperta una nuova specie di millepiedi.

Emanuela Di Pasqua (www.corriere.it)

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