di Claudia Di Perna
ROMA. L’allarme lanciato dal WWF sulla pratica della pesca in Europa parla chiaro: la fauna ittica dei mari europei è in serio pericolo e molte specie rischiano l’estinzione. Così l’organizzazione che tutela gli animali in tutto il mondo ha lanciato un appello ai cittadini della Comunità Europea perché abbiano parte attiva nella tutela della fauna marina e nella regolamentazione della pesca, troppo spesso violata dai pescatori e ritenuta dallo stesso WWF mal gestita da parte delle istituzioni. Già 150.000 firme sono state raccolte, 11.000 da parte di cittadini italiani. Ma c’è ancora tempo per far sentire la propria voce: tramite il sito dell’organizzazione è possibile inviare una mail per esprimere il proprio dissenso per la pratica illecita della pesca e una richiesta di revisione sulle norme europee che la regolano, considerate troppo permissive. L’insieme di tutte le petizioni e firme raccolte saranno presentate al Parlamento Europeo, che proprio nel mese di novembre dibatterà sulle leggi vigenti riguardo la pesca e sui rapporti scientifici inerenti a quest’ultima.
I DATI. Allarmanti i numeri forniti da Greenpeace: stando allo studio più recente che ha riguardato la pratica della pesca e i numeri di esemplari presenti nei mari, negli ultimi 40 anni sardine e alici sarebbero diminuite al punto tale di rischiare l’estinzione nel bacino del Mediterraneo. In generale, la FAO ha stimato che oltre il 75% delle specie marine fosse a rischio estinzione. Con tali premesse le prospettive non sono rosee e il rischio è grande: per via della crescente richiesta da parte delle industrie alimentari, ma anche per la pratica in aumento della pesca pirata, gli ecosistemi marini in pericolo potrebbero subire danni, che, se non evitati, porterebbero a un punto di non ritorno, avverte Greenpeace. Dagli anni ’90 ad oggi il consumo di pesce è decuplicato, con la naturale conseguenza che le specie non riescono più a riprodursi, garantendo la salvaguardia delle specie.
 
LE PRATICHE E LE ISTITUZIONI. Rispettare i limiti imposti ai pescatori è diventato quasi opzionale: è stato evidenziato, infatti, che dal 2001al 2011 nel  50% dei casi le condizioni imposte ai pescatori non siano state rispettate. In aumento anche la profondità media a cui arrivano le reti dei pescatori: nel 1950 ammontava a 137 metri, ora giunge anche 159.
Da quasi trent’anni le norme sullo sfruttamento dei mari non vengono revisionate: risale infatti al 1983 il testo legislativo europeo che regola l’attività dei pescatori, conosciuto come Pcp, revisionato nel 2005, ma che di fatto non ha apportato netti miglioramenti. La petizione del Wwf rappresenta dunque un ambizioso tentativo di riforma radicale della politica europea in fatto di cattura di pesci e soprattutto nell’applicazione coerente ed efficace delle leggi a tutti i pescherecci europei.
 
PER SAPERNE DI PIU’
Firma la petizione del Wwf
 

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