di Mirko Dioneo
ROMA. Un rapporto diffuso da Amnesty International denuncia l’aumento, negli ultimi due anni, degli sgomberi forzati in Cina, ad opera delle autorita’ locali che, indebitatesi con le banche statali per finanziare progetti di sviluppo, cercano di recuperare denaro sequestrando e rivendendo terreni.  In tutto il paese, tanto nelle campagne quando nelle citta’, gli sgomberi forzati sono accompagnati da uccisioni, pestaggi, intimidazioni e arresti delle persone sgomberate. Alcune persone, per la disperazione, sono ricorsi all’estrema forma di protesta dell’immolazione col fuoco.
Il partito comunista cinese continua a promuovere i funzionari locali impegnati nella crescita economica, senza curarsi del modo in cui viene raggiunta. I progetti di sviluppo per costruire strade, industrie o complessi residenziali sulle terre sgomberate, sono considerati il modo piu’ diretto per ottenere risultati visibili.  “Le autorita’ cinesi devono fermare immediatamente tutti gli sgomberi forzati e porre fine alle politiche di incentivi, sgravi fiscali e promozioni di carriera che incoraggiano i funzionari locali a portare avanti queste pratiche illegali” – si legge nel rapporto di Amnesty International.
I NUMERI. Su 40 sgomberi forzati che Amnesty International ha esaminato in dettaglio, nove sono terminati con la morte di persone che protestavano o avevano opposto resistenza. Le persone che organizzano forme di resistenza contro gli sgomberi finiscono spesso in carcere o nei centri di rieducazione attraverso il lavoro.  Gli sgomberi forzati rimangono uno dei principali motivi di malcontento popolare in Cina. Il premier Wen Jiabao ha riconosciuto la gravita’ della situazione e si e’ registrato qualche limitato progresso nella protezione delle persone dagli sgomberi forzati. Nuove norme in vigore dal 2011 stabiliscono che l’indennizzo non debba essere inferiore al valore di mercato dei beni espropriati e proibiscono l’uso della violenza.
L’APPELLO. Tuttavia, questi provvedimenti si collocano ancora al di sotto delle garanzie previste dal diritto internazionale, riguardano solo i residenti dei centri urbani e neanche gli affittuari ma solo i proprietari delle abitazioni. Restano invece vulnerabili agli sgomberi forzati le comunita’ contadine, specialmente quelle che vivono a ridosso delle citta’, in uno scenario di rapida urbanizzazione. I risarcimenti basati sul valore dei terreni agricoli piuttosto che su una valutazione effettiva di mercato significano l’espulsione di molte persone dai luoghi in cui hanno vissuto una vita intera.
Amnesty International chiede alle autorita’ cinesi di porre immediatamente fine a tutti gli sgomberi forzati e introdurre e attuare garanzie adeguate e in linea col diritto internazionale

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