MILANO. Carrello della spesa sempre più vuoto. E’ quanto emerge dal “Rapporto Coop 2012 Consumi e distribuzione i dati Coop” presentato oggi a Milano. L’Italia rispetto agli altri paesi europei è quella in maggiore difficoltà. A Madrid, ad esempio, nonostante un Pil più basso e salari peggiori, l’indice della “felicità” registrato dall’Ocse si attesta sulla media continentale: 6,5 su una scala di 10. In Italia siamo sotto di mezzo punto, mentre nel 2008 era a quota 7. In Italia i timidi segnali di ripresa registrati nel 2009 si sono già esauriti. Se il termine di paragone è la Germania, la differenza diventa ancora più netta. Lo “spread degli stipendi” s’è alzato notevolmente: se nel 2007 il salario medio a Roma era il 91% di quello di Berlino, oggi l’asticella è all’84%. La busta paga ridotta ha fatto scendere in picchiata i consumi e hanno tolto agli italiani la nomea di risparmiatori. Oggi si tiene da parte poco più di un decimo del proprio reddito, mentre nel 2000 il dato era al 15%, al pari della Germania. Per gli italiani indebitati, i soldi bastano ormai solo per arrivare a fine mese. Così alla domanda “potrebbe affrontare una spesa imprevista di mille euro”, quasi un italiano su tre ha risposto di no. Un dato al di sotto della media europea, ferma al 26% (anche la Spagna fa meglio di noi: 28%).
Gli italiani sono diversi dall’Europa anche nel fare la spesa: spendono più in alimenti e sono attenti al tipo di prodotto che acquistano, più che nel resto dell’Unione. Si spendono 2.300 euro in cibi e bevande contro i 1.500 degli inglesi e i 1.800 dei tedeschi. Se quasi nove connazionali su dieci dicono di guardare la provenienza di un prodotto prima di acquistarlo, l’abitudine sembra poco consolidata altrove: i più attenti dopo di noi sono i francesi, 7,5 su dieci. Gli italiani sono anche i più legati al brand, una voce importante per più della metà dei clienti Coop (68%). In Germania, invece, se ne curano in tre su dieci.

di Davide Domella

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