ROMA. Sono tre milioni gli italiani a rischio patologico sui quindici complessivi che abitualmente giocano d’azzardo. Il dato, reso noto recentemente dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, prende in esame la larghissima diffusione negli ultimi mesi delle cosiddette «ludopatie» (termine che però fa storcere il naso agli esperti del settore), un fenomeno sul quale si sta alzando l’attenzione non solo delle associazioni del settore ma anche delle parti politiche. Perché il confine tra gioco e dipendenza è sempre più sottile.
L’IMPEGNO DELLA CAMERA –  Anche il Parlamento si è messo al lavoro: alla Camera è  stato infatti presentato un disegno di legge che prevede, tra le varie linee guida, l’inserimento della ludopatia tra le malattie per cui è previsto l’intervento della sanità pubblica, la facoltà per i sindaci di vietare l’apertura di sale da gioco in luoghi sensibili, il controllo più efficace della liquidità mobilitata, mentre sono allo studio anche misure di prevenzione e per regolamentare gli spot sui media oltre che l’accesso dei minori a i giochi con vincite in denaro. Proprio il ruolo dei sindaci è sotto la lente di ingrandimento del convegno organizzato da Legautonomie, in programma lunedì prossimo a Roma, e in cui si cercherà di impostare in modo appropriato le iniziative dei poteri locali. Risposte a un problema che sta mettendo in difficoltà gli enti locali, con i territori che da dieci anni a questa parte sono stati «invasi» da installazioni e aree destinate al gioco d’azzardo.
TROPPE AREE PER IL GIOCO – Sono infatti 400mila gli apparecchi automatici, 14mila le agenzie di raccolta delle scommesse, senza contare l’offerta di «alea» situata presso bar, ristoranti, alberghi e negli uffici postali, mentre si stima che nel 2012 nelle abitazioni, divenute terminali di sistemi informatici di azzardo on line, si consumeranno oltre 20 miliardi di euro. Si tratta di una diffusione capillare che ha generato problemi di pertinenza delle amministrazioni comunali, provinciali e delle Asl, costretti però a fare i conti con le ricadute sociali, economiche e urbanistiche.
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di Rebecca Montini



 

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