di Stefania Melucci – foto: Luciana Latte
NAPOLI. «La Casa delle donne a Napoli, nonostante i proclami, non ha ancora una sede». Inizia così l’appello delle donne napoletane che chiedono un luogo di aggregazione e condivisione. Si appellano alle istituzioni, e al sindaco di Napoli Luigi de Magistris, per «rendere effettivo l’impegno assunto, assegnando uno spazio disponibile e concretamente utilizzabile». Lo scorso marzo, in via temporanea, l’amministrazione comunale aveva assegnato alcuni locali dell’ex asilo Filangieri per il progetto “La Casa delle donne a Napoli” con l’utilizzo di un locale all’interno della struttura in vico Maffei e l’uso degli spazi comuni, previa comunicazione all’amministrazione delle attività calendarizzate. Dopo una manifestazione del gruppo di donne di “Se non ora quando”, è arrivata l’occupazione degli artisti della Balena. «Noi non vogliamo entrare in polemica con il mondo dell’arte – spiega Claudia Piccolino, vicepresidente della Casa delle donne – né con contro chi rivendica l’utilizzo di spazi pubblici a uso sociale. L’amministrazione mantenga l’impegno preso a marzo. Noi siamo un’associazione politico- culturale e vogliamo un luogo dove poter agire, che sia un luogo di ascolto, confronto e discussione».
CASA DELLE DONNE – “La casa delle donne a Napoli” è un’associazione formata da singole, gruppi informali di donne, cooperative, ong per creare un luogo autonomo ed autogestito di aggregazione e di elaborazione delle iniziative delle donne in ambito culturale, artistico, sociale, economico e politico. Costituita nel novembre 2011, ha oltre cento adesioni, tra cui donne e femministe di breve e lungo corso, delegate di associazioni o semplici cittadine.
FEMMINICIDIO. Non hanno scelto di farsi da parte, ma hanno rivendicato il diritto allo spazio comune, senza abbassare la guardia sulle questioni di genere. I continui aggiornamenti di cronaca sulla violenza, spinge a fare di più. All’ex asilo Filangieri, in occasione del dibattito Femminicidio, ovvero Femicidio, ovvero crimine contro l’umanità , si sono riunite per riformulare l’agenda politica e chiedere più attenzione sulla questione di genere: dalla restituzione dei fondi europei sottratti ai centri antiviolenza al cambiamento l’articolo 1 del testo unico di Pubblica sicurezza, che dissuade le donne che vogliono denunciare di aver subito violenza, fino alla richiesta di ratifica della convenzione di Istanbul contro la tratta.