di Daniele Marrama*

Il mondo delle fondazioni di matrice bancaria è pesantemente sotto attacco. E’ del tutto comprensibile; in periodi di carestia e di raschiamento dei fondi di qualunque oggetto che abbia anche solo la parvenza di un barile, patrimoni adespoti di una certa consistenza ed articolazione determinano un’attenzione non propriamente disinteressata. L’aspetto che non convince sono, invece, le generalizzazioni ed i pressappochismi. Serpeggia un sentimento di evidente insofferenza nei confronti delle fondazioni di matrice bancaria. Esse vengono percepite e fatte percepire alla stregua di consorterie di potere all’interno delle quali si decidono le sorti di intere comunità territoriali. Sia chiaro, non escludo che in qualche caso sia effettivamente così ma, per esperienza diretta, posso affermare che non è sempre così. Le fondazioni di matrice bancaria sono (lo ha affermato la Corte Costituzionale nelle notissime sentenze nn. 300 e 301 del 2003) soggetti privati espressione delle libertà sociali. Rappresentano, in sostanza, parte fondamentale del tessuto connettivo delle differenti comunità territoriali di riferimento delle quali curano lo sviluppo ed il consolidamento. In esse trovano espressione le dinamiche di quella infrastrutturazione sociale di cui oggi si sente tanto la mancanza. Coloro che – generalizzando – attaccano a spada tratta tutto il comparto dimenticano (in alcuni casi omettono) di sottolineare il ruolo fondamentale che, in questi anni nei quali è emersa l’insostenibilità finanziaria di uno Stato sociale tanto pletorico quanto endenzialmente sciatto ed inefficace, le fondazioni stanno svolgendo a sostegno della parte più viva delle diverse comunità territoriali. Quella parte che – inverando i precetti costituzionali di cui al 4° comma dell’art. 118 della Costituzione – sembra essersi resa conto del fatto che il tessuto sociale deve svolgere un ruolo attivo e di primo impatto rispetto alle a risposta alle esigenze generali che il medesimo tessuto sociale esprime. In quest’ottica, le fondazioni di matrice bancaria (tanto quelle che continuano ad avere nel loro patrimonio le azioni delle banche di riferimento quanto quelle che hanno dismesso tali partecipazioni) – se fanno quello per cui sono state realizzate – rappresentano una risorsa di riferimento per tutto quelle realtà che non chiedono assistenzialismo ma pretendono di essere protagoniste del miglioramento delle condizioni di vita delle loro comunità. E’ tutto fuor che poco.

*Presidente Comitato di Gestione del Fondo Speciale del Volontariato della regione Campania

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