MILANO. Vogliono diventare cittadini del paese che li ospita e poter votare. È questo uno dei risultati della ricerca condotta in 15 città di 7 nazioni dell’Unione Europea (Italia, Belgio, Francia, Germania, Ungheria, Portogallo e Spagna), che ha coinvolto 7.473 immigrati regolari. Tre su quattro desiderano acquisire la nuova cittadinanza e la maggioranza (in Italia circa l’80%) vorrebbe poter accedere alle urne per eleggere parlamentari e sindaci.  In Italia sono stati intervistati 797 immigrati che risiedono a Milano e Napoli. La ricerca è stata realizzata, oltre che dall’Ismu, anche da King Baudouin foundation, Migration policy group e ReteG2 – Seconde generazioni.
LAVORO. Mentre nel resto dell’Europa più della metà degli immigrati intervistati dichiara di lavorare nelle imprese, Napoli risulta in controtendenza: qui più della metà dichiara di essere impiegata come persona di servizio o domestica (a Milano la quota scende a un quarto, a parità con Madrid). I paesi in cui è più problematico trovare lavoro sono il Portogallo e l’Italia (hanno avuto difficoltà dal 70 all’80% degli intervistati). Napoli e Milano sono le città europee in cui gli immigrati si sentono meno valorizzati rispetto al titolo di studio: sotto il Vesuvio il 66% ha un lavoro dequalificante e all’ombra della Madonnina il 53%. Condizione che invece riguarda solo un immigrato su cinque a Berlino, Liegi  e Stoccarda. In Italia sono pochissimi (meno del 10%, rispetto a un terzo o un quarto nel resto d’Europa ) gli immigrati che hanno chiesto di riconoscere ufficialmente le proprie qualifiche.
POLITICA. L’Italia presenta le più alte percentuali di partecipazione tra gli immigrati alla vita civica, dopo il Belgio: a Milano il 14,6% degli intervistati è iscritto al sindacato (contro il 5,5% della popolazione locale); a Napoli addirittura il 3,2% dice di essere iscritto a un partito politico (in linea con la media nazionale che è del 3,7%). È Napoli la città europea in cui gli immigrati hanno una maggiore conoscenza (più dell’80%) e partecipazione (circa il 20%) ad  organizzazioni di immigrati.
In Italia la principale ragione per cui si rinuncia al ricongiungimento familiare è la mancanza dei requisiti. Il maggior problema riscontrato in Italia nel riunire la famiglia è stato l’ottenimento dei documenti. In Italia oltre la metà ha affermato che vivere assieme alla famiglia li ha aiutati a sentirsi più coinvolti nella comunità locale. Dopo una residenza di sei anni, più del 60% dei residenti stranieri a Milano (a Napoli meno del 40%) ha ottenuto un permesso di lungo termine, in linea con le città di Francia, Germania, Spagna e Budapest. La residenza a lungo termine ha fatto sentire gli immigrati più stabili, soprattutto in Italia (più del 75%).

di l.c.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui