ROMA – “Nel 2050 oltre il 40% della popolazione mondiale vivrà in grave stress idrico e quasi il 20% potrebbe essere esposta a inondazioni. Il valore economico delle attività a rischio di inondazioni è prevista per circa 45 miliardi di dollari entro il 2050. Inoltre, anche l’inquinamento delle acque è in aumento, aggiungendo incertezza sulla futura disponibilità di acqua”. Così, in una nota, l’Ocse- Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in occasione della Settimana dell’acqua di Stoccolma presenta due relazioni sulla carenza d’acqua e inondazioni, rischi rappresentati da troppa poca, o troppa acqua. Tali rischi, poi, “sono aggravati dal cambiamento climatico- avverte l’Ocse- i governi devono gestirli in modo da non compromettere la crescita della popolazione e le città , la crescita economica e la sicurezza alimentare o energetica”.
Quindi, “invece di limitarsi a reagire alle crisi idriche, i governi devono valutare, indirizzare e gestire i rischi in modo proattivo- esorta il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria- siamo stati avvertiti: non vi è alcun dubbio che questi rischi sono in aumento. Ora dobbiamo armarci di strategie di gestione del rischio che impediranno la scarsità d’acqua e inquinamento, serve protezione contro le siccità e le inondazioni che stanno mettendo in pericolo la vita umana, gli ecosistemi e le economie”.
La relazione ‘Water security for better lives’, infatti, rileva che “la sicurezza è stabilire un livello accettabile di rischio dell’acqua pesando i costi per migliorare la sicurezza idrica contro i benefici attesi, e di garantire che le risposte siano proporzionali alla grandezza del rischio”.
Usando un approccio basato sul rischio, un altro nuovo rapporto dell’Ocse ‘Water and climate change adaptation: policies to navigate uncharted waters’ fa la recensione delle iniziative dei Paesi di adattarsi gestione dell’acqua ai cambiamenti climatici. La relazione rivela che “quasi tutti i Paesi proiettano rischi crescenti di acqua causati da cambiamenti climatici, con eventi estremi (alluvioni e/o siccità) citati come una preoccupazione primaria da 32 paesi e 23, sottolineando che la carenza d’acqua è una questione fondamentale”.
Poi, “circa la metà dei paesi esaminati hanno rilevato che gli impatti del cambiamento climatico sull’approvvigionamento idrico e servizi igienico-sanitari sono una preoccupazione chiave- si legge nella relazione- evidenziando le preoccupazioni degli impatti sulla qualità dell’acqua”. Anche se “i Paesi stanno costruendo la base di conoscenze per informare le decisioni sui i rischi dell’acqua, di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici, dovrebbero fare di più per una migliore destinazione e la loro gestione”, conclude l’Ocse.

Agenzia Dire (dire.it)

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