di Adolfo Ferraro*
Il manicomio giudiziario mi è sempre apparso come un vecchio enorme camaleonte che cambia colore a seconda degli occhi di chi lo guarda. Come psichiatra per molti anni ho lavorato in un Ospedale Psichiatrico Giudiziario, e anche se dal gennaio del 2011 ho dato volontariamente le dimissioni come responsabile sanitario dell’OPG di Aversa, ho continuato a seguire le sorti del dibattito e dell’impegno che diversi pensieri sociali – il comitato StopOPG e il Senatore Marino innanzitutto – si sono proposti per superare ed abolire l’anacronistico mostro che è l’ospedale psichiatrico giudiziario. Riconoscere che istituire reparti di osservazione psichiatrica nel carcere sia una vittoria o una conquista , come il senatore Ignazio Marino afferma, non mi sembra del tutto veritiero. Questi reparti sono stati istituiti già dal 2003 e quasi ogni regione ha da anni un carcere in cui si svolgono queste funzioni. Ulteriore considerazione : il provvedimento in cui l’emendamento è inserito (il Decreto Legge 22 dicembre 2011, n. 211, Interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri) riguarda misure per ridurre la popolazione carceraria e per questo è stato presentato dal Presidente del Consiglio e dal ministro della Giustizia, di concerto con quelli dell’Interno e della Difesa . Il Ministero della Salute ha però in questa vicenda un ruolo che non chiarisce l’impegno da assumere. A ben vedere forse poca cosa si è ottenuta , se si escludono i buoni propositi , e non si osserva che si continua a non garantire alcuna tutela per l’internato . Ma la vita/non vita degli OPG e dei suoi ospiti si è sempre basata su buoni propositi ( vedi il DPCM del 1.4.2008), e se questi non si sono realizzati compiutamente un motivo dovrà pur esserci. Insomma , un OPG “migliore” , ma non l’abolizione degli OPG. Del resto la stessa opinione pubblica che si indigna – giustamente – alla visione delle terribili immagini girate dalla Commissione Marino e mostrate al mondo ( immagini parziali e certamente non evidenzianti la complessità del problema) manifesta una resistenza contraddittoria quando si tratta di reintegrare sul territorio gli ospiti di strutture psichiatrico giudiziarie , e questo anche perché non sempre le patologie mentali sono immuni dal creare danni, e questo lo si vede anche dalla cronaca. E il fatto che ci siano stati nel paziente segnali indicativi precedenti al reato , e che non siano stati recepiti dalle strutture territoriali deputate alla cura delle patologie mentali sui territori , significa solo che non si è stati nelle condizioni di farlo. Per inesperienza , per superficialità , per mancanza di soldi , a volte per arroganza , e per mille altri motivi ancora. Adesso – se la legge sarà definitivamente approvata – l’invio nelle “nuove residenze psichiatriche “sarà più facile. Si voleva chiudere l’OPG , invece si è scelto di rinnovare un pericoloso ibrido che potrà procrastinare l’abuso del suo utilizzo.
*psichiatra ed ex direttore dell’OPG di Aversa