ROMA. Peggiorano le condizioni di vita  dei bambini in Italia, e i minori pagano il prezzo più alto della crisi. Su dieci milioni 229mila bambini in Italia, un milione 876.000 vive in povertà, mentre 653 mila sono quelli in condizione di povertà  assoluta, privi cioè dei beni essenziali. È quanto emerge dalla II edizione dell’”Atlante dell’Infanzia (a rischio)”, diffuso alla vigilia della Giornata mondiale dell’Infanzia che si celebra il 20 novembre.  Un pianeta infanzia che in una Italia che invecchia si riduce sempre di più.  «L’Italia è ricca di esperienze di eccellenza per la promozione dei diritti dei minori», commenta Raffaela Milano, responsabile Programmi Italia-Europa Save the Children. «Oggi queste esperienze vivono una condizione di estrema difficoltà e solitudine, dal momento che la questione infanzia è sostanzialmente scomparsa dall’agenda istituzionale. Il compito di Save the Children, con il suo programma Italia, è dare voce anche a questa Italia, valorizzando e mettendo in rete queste competenze che rappresentano un patrimonio che l’Italia non può lasciare morire. L’Atlante – assicura – sarà la nostra agenda di lavoro».
CITTA’ GIOVANI –  Napoli, Caserta, Barletta-Andria-Trani sono infatti le uniche province “’verdi” italiane in cui la percentuale dei giovani fino ai quindici anni rimane maggioritaria sugli over 65. La crisi economica rischia di pesare soprattutto sui bambini e sugli adolescenti, in assenza di misure specifiche di tutela, si legge sull’”Atlante”. Dal 2008 a oggi, sono proprio le famiglie con minori ad aver pagato il prezzo più alto della grande recessione mondiale: negli ultimi anni la percentuale delle famiglie a basso reddito con un minore è aumentata dell’1,8%, e tre volte tanto (5,7%) quella di chi ha due o più figli. Se da un lato, Napoli e Caserta, sono giovani segnano molti disagi.  Secondo l’Atlante, la Campania si pone al secondo posto per quanto riguarda i livelli di povertà giovanile: il 31,9 per cento dei minori sono poveri. Sul gradino più alto la Sicilia con il 44,2 per cento. Per quanto riguarda il dato relativo alla cementificazione del territorio, rispetto all’Atlante 2010, Napoli scende dal primo al terzo posto, lasciando a Roma e Venezia i gradini più alti. Tuttavia, appena un bambino su 100 in Campania gioca nei prati e meno di tre ogni 100 sulle strade, secondo Save The Children. Stili di vita che influiscono ”inevitabilmente” sulle condizioni fisiche e di salute dei minori campani.
GIOVANI DI IERI E DI OGGI –  L’Atlante, con oltre 150 pagine e 80 mappe “fotografa” la condizione di bambini e adolescenti del nostro paese: dalle città e territori in cui vivono, alla povertà minorile, dagli spazi di verde e di gioco disponibili, all’inquinamento urbano, dalla dispersione scolastica alla spesa sociale e servizi per l’infanzia. E quest’anno, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dall’unità d’Italia, include anche un approfondimento sui quasi 100 ragazzi garibaldini che parteciparono alla spedizione dei mille, un modo anche per confrontare la “giovane Italia” di allora con quella attuale. «La qualità della vita dei nostri bambini e ragazzi è mediamente incomparabile con quella del secolo scorso – commenta Valerio Neri, Direttore Generale Save the Children Italia -. Tuttavia, se non è più la tubercolosi a uccidere, o la guerra, oggi i nostri minori fanno i conti con la povertà, la scarsità di servizi per l’infanzia, le città inquinate, stili di vita insani che conducono all’obesità».
DISPERSIONE SCOLASTICA, SOPRATTUTTO A SUD  – Colpisce il fenomeno  dei cosiddetti “early school leavers”, giovani tra i 16 e i 24 anni che hanno conseguito soltanto l’attestato di scuola secondaria di primo grado e che non partecipano ad alcuna attività di formazione: si stima siano un milione. In percentuale si va dal 12,1% del Friuli Venezia Giulia al 26% della Sicilia, seguita da Sardegna (23,9%), Puglia (23,4%), Campania (23%) e da alcune regioni del Nord come la Provincia di Bolzano (22,5%) e la Valle D’Aosta (21,2%). Altro fenomeno è l’abbandono degli iscritti al primo anno delle scuole secondarie di secondo grado (licei, tecnici, professionali, eccetera). Il 12,3%, più di uno su dieci degli studenti, interrompe la frequenza e non si iscrive all’anno successivo. Fenomeno che si ripete soprattutto nelle aree metropolitane a sud:  le zone di Napoli, Caserta, Palermo, Bari, Taranto, Cagliari, Reggio Calabria, Catania.
LA SPESA PER SERVIZI ALL’INFANZIA, CAMPANIA FANALINO DI CODA – L’analisi territoriale degli interventi e delle risorse stanziate dalle amministrazioni pubbliche, nazionali, regionali e comunali, rivela un vero e proprio puzzle, un quadro di interventi frammentato e lacunoso, segnato dalla totale di assenza di indirizzi e pratiche comuni, destinato a peggiorare drammaticamente in un prossimo futuro se si considera, ad esempio, che il Fondo sociale nazionale pari a 1 miliardo di euro nel 2007 sarà ridotto a 45 milioni nel 2013. Rispetto poi ai servizi emergono grandi differenze da regione a regione. Basti pensare agli asili nido: in cima alla classifica l’ Emilia Romagna dei cui nidi usufruiscono il 29,5% dei bimbi tra 0 e 2 anni, l’Umbria (27,7%), Valle D’Aosta (25,4%) a cui fanno da contraltare la Campania – in fondo alla lista con il 2,7% dei bambini presi in carico dai nidi pubblici, o la Calabria con il 3,5%.
 
Simona Nocera
http://www.savethechildren.it/
 
 
 

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