La tragica morte di George Floyd, soffocato da un poliziotto a Minneapolis lo scorso 25 maggio, rinvigorisce la rivendicazione di piazza per il rispetto dei diritti delle varie comunità presenti a Napoli e in Campania che, riuniti nel movimento Black Lives Matter animato dagli studenti, a migliaia raggiungono di sabato pomeriggio il consolato americano di piazza della Repubblica, replicando quanto sta accadendo da settimane in diverse nazioni e non solo in Usa. Lo slogan più scandito è ovviamente “I can’t breathe’’, le ultime parole proferite dal 46enne mentre chiedeva pietà al poliziotto Derek Chauvin il quale, come ormai è noto a tutti nel famoso video che ha fatto il giro del mondo, con il ginocchio teneva bloccato il collo di Floyd portandolo poi al decesso. “Libertà’’ è l’altra parole cardine dell’iniziativa perché quanto accade negli Usa è solo una parte dei soprusi subiti da cittadini di origine africana e in generale dalle minoranze in tutto il mondo, Italia compresa. La folla ad un certo punto si inginocchia, replicando quanto accade alle altre manifestazioni, e alza il pugno chiuso al cielo. «Ci hanno fermato in metropolitana mentre venivamo qui chiedendoci il biglietto. Gli altri non sono stati controllati. Anche questo è razzismo» è la lamentela di Abdel Elmir, origini nordafricane, facente parte del movimento migranti e rifugiati e di Potere al Popolo. Sul Lungomare si incrociano storie sviluppatesi a latitudini diverse. «Una volta, mentre camminavo tranquillo in strada, sono stato colpito da uno schiaffo. A darmelo, un ragazzo in sella ad un motorino che mi ha detto: “Torna a casa tua’’» racconta Bakary, cittadino 23enne del Gambia ora a Napoli. Quanto ricordato dal giovane fa capire come gli episodi di vessazioni verso le altre etnie continuino a verificarsi anche sul territorio. I cartelloni e gli striscioni per George Floyd e gli altri migranti o cittadini vittime di soprusi delle forze dell’ordine sono decine e decine tutti scanditi al microfono insieme a cori di scherno verso la polizia. Ci sono anche i parenti di Davide Bifolco, il giovane morto dopo essere stato sparato da un carabiniere a seguito della fuga da un posto di blocco e quelli di Ugo Russo, l’altro adolescente colpito da un carabiniere fuori servizio durante un tentativo di rapina. «È ora di costruire un dialogo e permettere a tutti gli stranieri in Italia di avere la cittadinanza», lancia l’appello Arc Josef, studente residente a Castel Volturno, di origini africane e tra gli organizzatori del sit-in di sabato pomeriggio. Ma, ravvisa Pilar Saavedra, peruviana e la referente dell’associazione “Corazon Latino’’, «la sanatoria per i braccianti varata dal governo. Le pratiche costano 500 euro, soldi che molti stranieri non hanno la possibilità di spendere». «I neri sono sempre strumentalizzati. Si va sulla Sea Watch a mostrare solidarietà ma poi non si facilita l’ottenimento del permesso di soggiorno» è la contraddizione che sottolinea Kadir, cittadino italiano di origine somala del Movimento Migranti e Rifugiati di Napoli.  

di Antonio Sabbatino