Positiva al tampone, un risultato «che lascia poche sorprese visto il contatto costante con persone affette o con sintomi riconducibili al Coronavirus». Michela, scegliamo un nome di fantasia, è l’operatrice del 118 in servizio sul territorio di competenza dell’Asl Napoli 1 Centro che alla nostra testata aveva raccontato le difficili condizioni di lavoro dei sanitari a bordo delle ambulanze, con pochissime protezioni e una disponibilità scarsa del Dpi e altro materiale per tentare di scongiurare il contagio. Da ieri, 1 aprile, anche Michela si trova in quarantena a casa per combattere la battaglia contro Covid-19.

«Dopo aver saputo di aver contratto il Coronavirus – spiega Michela – ho immediatamente allertato il mio medico di base, i medici dell’Asl e i datori di lavoro per le comunicazioni. Ora sono in casa con mio fratello e mia mamma e dovrò rimanere isolata per 14 giorni. Anche loro per due settimane non potranno uscire e già abbiamo isolato i nostri asciugamani e le nostre cose. Sarà difficile, però, ridurre a zero i contatti tra noi con loro perché la casa non è poi così grande e abbiamo sempre vissuto assieme». L’operatrice del 118, nostra fonte già di recente rispetto a quanto accade nell’ambito lavorativo di chi deve trasportare pazienti con forti sospetti o già positivi al Covid-19, è più disposta a reagire che a piangersi addosso accettando la nuova situazione senza abbattersi. «Sto bene, ho pochi sintomi. Ogni tanto starnutisco ma poco di più e non ho febbre. Più che per me, sono preoccupata dell’eventuale contagio dei miei familiari e di qualche collega. Certo, dispiace lasciare il mio lavoro proprio in questo momento ma sono convinta di tornare presto sulle ambulanze. Sapendo della positività di altri lavoratori in turno con me, avevo pochi dubbi anche sulla mia positività. Adesso aspettiamo queste due settimane e poi rifarò due volte il test con il tampone in 24 ore». Michela è convinta di farcela, un buon viatico per affrontare la sfida che di certo avrebbe fatto volentieri a meno affrontare. 

di Antonio Sabbatino