Un terzo delle terre del nostro pianeta e’ a rischio desertificazione, e se non si interverra’ per fermare il deterioramento del suolo, ben presto quelle aree potrebbero non essere piu’ adatte alla coltivazione. L’allarme viene lanciato dalla XIVesima Conferenza sulla desertificazione, che si e’ aperta oggi a Nuova Delhi, in India. L’incontro, promosso dalle Nazioni Unite, raduna rappresentanti da 196 Paesi per discutere il problema e trovare soluzioni. Presenti anche i movimenti della societa’ civile, come Ong e associazioni.
Secondo gli esperti, a determinare tale situazione e’ prima di tutto la deforestazione, a sua volta causata dall’urbanizzazione o dalle attivita’ minerarie. Un ruolo decisivo viene giocato anche dalle attivita’ illegali, come gli incendi dolosi, volti a ottenere nuove terre coltivabili o per gli allevamenti, oppure il taglio degli alberi per la vendita del legname. Il terreno, una volta privato degli alberi, si impoverisce e diventa piu’ duro, quindi fara’ piu’ fatica ad assorbire l’acqua piovana. Ma le cause non finiscono qui: anche l’uso dei fertilizzanti chimici o dell’agricoltura intensiva danneggiano alla lunga il suolo, privandolo delle sue sostanze naturali, e introducendo sostanze tossiche. I cambiamenti climatici sono a loro volta una causa ma anche un effetto dell’avanzamento del deserto.
A essere piu’ coinvolto dal fenomeno e’ il continente africano, dove il clima in molte aree e’ secco, e pertanto due terzi dei terreni risultano oggi a rischio. E gli effetti di questa dinamica sono disastrosi per l’economia, come hanno avvertito gli studiosi: in Paesi come Malawi e Tanzania, ad esempio, il deterioramento del suolo lo scorso anno ha causato una perdita che va dal 10 al 15 per cento del proprio Prodotto interno lordo.
Ma l’allarme e’ globale: oltre un terzo dei terreni degli Stati Uniti sono esposti al rischio desertificazione. Quanto all’America Latina, ammontano a oltre il 25 per cento.
L’India, paese che si e’ offerto di ospitare il summit Onu, avrebbe gia’ perso un terzo delle terre coltivabili, un deterioramento che avanza di 145 mila ettari all’anno. Per questo il governo del premier Narendra Modi ha chiesto il sostegno finanziario e tecnologico per riuscire a implementare gli obiettivi fissati dagli Accordi di Parigi per il clima del 2015.
E con la scomparsa delle superfici arabili, centinaia di migliaia di persone che vivono di agricoltura e pastorizia saranno costrette a spostarsi, aumentando la pressione migratoria verso le aree urbane o i Paesi vicini. Le Nazioni Unite avvertono che tra le 50 e le 700 milioni di persone lasceranno le zone rurali entro il 2050. (DIRE)
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