Oltre il disagio: l’inclusione come possibilità.

Per molti la follia è semplicemente un concetto dell’anima.
Lo dimostra chi ha sfatato ogni luogo comune sulla disabilità mentale, come i ragazzi del progetto JobLAB, laboratorio di competenze al centro giovanile polifunzionale Na.gio.ia di Soccavo. Un gruppo coeso di amici, più che partecipanti a un corso, quello di cui fanno parte Giovanni (l’ironico-intellettuale che conosce ogni possibile settore dello scibile umano), Mattia (sempre abbronzato e con i capelli lunghi), Roberto (che i compagni di classe chiamano scherzosamente il barbudos per la folta barba), Armando (il 45enne con la battuta sempre pronta), Cinzia (quarantenne laureata di Pomigliano), Marianna (dolce e timida ragazza di Agnano), Gemma (che arriva dal Vomero), Valeria (che viene da Fuorigrotta), Guido (il vice-guardiano del polifunzionale, come lo chiamano affettuosamente i suoi insegnanti), Gennaro (il ragazzo ipoacusico e introverso), Salvatore (l’aspirante food blogger) e Mara (la dolcissima ragazza down che sogna di fare la guida turistica). Un gruppo dove ciascun componente ti coinvolge, non appena metti piede in quel palazzone moderno nella periferia dimenticata di Napoli ovest.
Ma dove pure si offre una seconda chance a chi spesso vive ai margini della società e che in realtà ha una marcia in più. Attivati grazie alla collaborazione tra l’Agenzia per il Lavoro Generazione Vincente S.p.A. (soggetto promotore), Generazione Vincente Academy s.r.l. (soggetto attuatore) e l’associazione di promozione sociale NapolinMente, con il sostegno dell’assessorato ai giovani e alle pari opportunità del Comune, di ANCOS Confartigianato Napoli e IS.P.P.Re.F Napoli, i percorsi JobLAB favoriscono infatti l’inclusione sociale e professionale dei destinatari. I corsi di formazione hanno l’obiettivo di trasferire saperi e competenze concretamente spendibili nel mercato del lavoro, sono finanziati con fondi interprofessionali e completamente gratuiti per i discenti. Ma la carta vincente consiste nel fatto che la metodologia didattica è basata su principi di interattività e coinvolgimento.
Come dimostrano i volontari dell’associazione NapoliMente e la presidente Virginia Capuano, che spiega:

«La nostra è un’associazione di promozione sociale nata dal mio incontro, sul luogo di lavoro, con colui che adesso ne è vice presidente e tesoriere e che, all’epoca, era uno dei tanti utenti del centro di salute mentale. Da quell’esperienza abbiamo capito che esiste un momento nella vita di molti utenti dei centri di salute mentale, nel quale è importante fare un passo più lungo verso l’esterno, augurandosi di incontrare chi parla con te come con una qualsiasi altra persona, si relaziona a te come individuo e non come patologia da curare».

«È questa la fase cruciale per l’avvio di un percorso virtuoso di inclusione sociale – aggiunge la Capuano – Da Basaglia ad oggi crediamo ci si sia evoluti poco rispetto alla costruzione di percorsi di reale inclusione. La stragrande maggioranza delle persone coinvolte nel progetto JobLAB proviene da esperienze di riabilitazione nell’ambito dei cosiddetti CDR (centri diurni di riabilitazione psichiatrica). Esperienze che, per quanto valide dal punto di vista riabilitativo, tendono ad offrire poche risposte ai bisogni di integrazione sociale e professionale di coloro che hanno seguito e superato tutte le fasi della riabilitazione».

di Giuliana Covella