Giunge alla sua ottava edizione “Mediterraneo Antirazzista”, la manifestazione di sport popolare, arte e cultura in spazio pubblico, iniziata lo scorso 19 giugno al rione Sanità e che si concluderà il  30 giugno Capodimonte con tappe intermedie e Pianura e Scampia, che negli ultimi anni ha coinvolto, sempre in misura maggiore, tutte le soggettività residenti e non sul territorio partenopeo. Nasce a Palermo, nel 2008, per promuovere, attraverso lo sport, le relazioni interculturali tra le diverse identità che compongono e abitano la città. Ogni anno, prova a ribaltare il tavolo delle geografie urbane superando, così, la dicotomia centro-periferia a cui segue, strutturalmente e, rispettivamente quella di inclusione-esclusione. Una manifestazione che, attraverso lo sport popolare, ribadisce e fa conoscere in prima persona i valori dell’antirazzismo, antisessismo e antifascismo, in una dimensione di aggregazione lontana dalle logiche di profitto bensì, autorganizzata e costruita dal basso. Alla prima chiamata della manifestazione palermitana di “dare un calcio al razzismo” rispondono, ad oggi, altre realtà regionali come Napoli, Roma, Genova e Milano dove ogni anno si superano le linee della marginalizzazione razziale e sociale restituendo, così, gli spazi alla collettività, ormai, meticcia. Nei quartieri partenopei la manifestazione giunge nel 2012, a Scampia, per poi coinvolgere altri spazi urbani periferici come il Rione Sanità, Pianura e Capodimonte. Il tema di questa 8ª edizione è  l’ “Invasione di campo”. Una risignificazione del termine, dove il campo è rappresentato dallo spazio cittadino e gli invasori sono tutti gli individui che se ne riappropriano con l’obiettivo di vivere lo spazio di tutti con tutti senza distinzione di colore della pelle, genere e provenienza sociale. La banda suona, la parata murguera si muove, il laboratorio di pittura libera la creatività dei bambini e il torneo di calcetto risuona dei cori di un’unica tifoseria antirazzista. Si produce solidarietà, cultura e antirazzismo. Si rompono stereotipi, si lotta contro la marginalizzazione e lo sfruttamento. Si cerca di costruire dal basso una nuova faccia del Mediterraneo, antagonista a quella  costruita dale politiche vigenti che, trattando la questione migranti in esclusivi toni emergenziali, ne legittimano la criminalizzazione. Il “Mediteranneo Antirazzista” si propone, attraverso la produzione di uno spazio favorevole alla costruzione di relazioni, di mettere in discussione il dispositivo razziale creato dal mondo occidentale bianco per decostruire ogni differenziazione  che si muove sulla linea del colore.
 

di  Emanuela Rescigno