La XXIII edizione del Festival più importante e longevo del sud Italia, il Meeting del Mare, ideato e diretto da don Gianni Citro, aprirà i battenti il 31 maggio e proseguirà fino a domenica 2 giugno nella ormai consueta location del porto di Marina di Camerota.
Come sempre la kermesse musicale, ad ingresso gratuito, pone una grande attenzione sul sociale partendo proprio dal tema di questa edizione ““IO RICORDO”.
“Il tema di quest’anno – dice don Gianni Citro – non è affatto un inno alla nostalgia di cose di ieri, ma il richiamo a una dimensione fondamentale dell’intelligenza, delle relazioni, dei sentimenti. I ricordi sono magazzini di idee, utili al presente e al futuro. Senza ricordo l’umanità si imbarbarisce e rischia di perdere la sua anima e la sua vera identità. Quella umana appunto”.
Proprio per richiamare l’attenzione sulla memoria, il Meeting del Mare ha allestito il Cantiere Visivo dove verrà allestita l’intera mostra “Closer – Dentro il reportage”: un festival diffuso dedicato alla fotografia sociale organizzato in collaborazione con Terzo Tropico e Witness Journal. Cinque lavori diversi tra loro che raccontano le condizioni critiche di luoghi vicini e lontani. Filippo Massellani con “La grande paura” ha percorso un viaggio nel Paese spaventato e rabbioso che è diventato l’Italia, mentre Alessandro Cinque con “Espinar Terra Spezzata” racconta la povertà, l’inquinamento e la malnutrizione che hanno colpito le zone di estrazione mineraria del Perù colonizzate dalle multinazionali. Carmela Sigillo con “Born in Italy” descrive l’esperienza di uno sport negato da leggi anacronistiche. Siamo in Italia e alcuni ragazzi nati qui, ma figli di stranieri, non possono più giocare a Basket. Dal campo da gioco alle loro vite, il passo è stato breve. Silvia Landi invece con “Globesity” viaggia in Messico, Brasile, Sud Africa e Italia e si fa portavoce di una crisi epocale, anzi di una vera e propria epidemia che oggi fa più vittime della denutrizione, l’obesità. Infine, Gianluca Uda osserva il Kenya e con “Ferite” documenta le condizioni delle baraccopoli di Nairobi.
Da uno sguardo sul mondo e le sue ferite si passa a quello di chi vive in una condizione di privazione delle libertà con lo spettacolo “Epochè” per la regia di Marco Puglia che vedrà esibirsi, nella notte tra l’1 e il 2 giugno all’interno della Chiesa di Sant’Alfonso, detenuti e magistrati dell’ufficio di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere. Il primo progetto del genere in Italia.
In programma, inoltre, incontri con Chris Obehi, il migrante che suona la musica siciliana, la giornalista e scrittrice Tiziana Barillà con il suo libro “Mimì Capatosta” e il “Dossier Libia” nato all’interno della campagna LasciateCIEntrare in collaborazione con Asgi e Progetto Melting Pot.
E ovviamente la musica, intesa come un antidoto all’imbarbarimento, sarà grande protagonista di questa tre giorni di incontri e riflessioni.
Ad aprire le danze venerdì 31 maggio ci sarà Franco126, sabato 1 giugno saliranno sul palco i Planet Funk mentre domenica 2 giugno chiuderà Motta, Targa Tenco al Premio Fabrizio De André.
Insieme a loro, come tradizione, una folta schiera di artisti emergenti e interessanti realtà della musica underground nazionale: N!et, La Terza Classe, Malatja, Stanley Rubik, 1989, Fran e i Pensieri Molesti, La Gabbia, Barracca Republic, DiMeglio, Martino Adriani, Matteo Cappella, San De Villa, Indubstry, Johnny DalBasso e molti altri, per un totale di 50 esibizioni.
Spazio anche alla street art con gli artisti Biodpi, Urka, Irene Nhien, Cinaski e GambianCrew.

di Ornella Esposito