Da oggi per curare le ulcere c’è un ambulatorio dedicato presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli. Negli ultimi anni, con il progressivo invecchiamento della popolazione, l’aumento dell’incidenza delle malattie metaboliche e, più in generale, delle patologie croniche negli stili di vita non corretti, si è osservato il riscontro sempre più frequente di lesioni croniche cutanee (LCC), comunemente definite ulcere o ferite difficili. Tali lesioni, fortemente invalidanti, si manifestano come perdite di tessuto cutaneo che per diversi fattori non guariscono; ed hanno una altissima incidenza colpendo più di 2 milioni di persone in Italia ed l’1% della popolazione mondiale. Un approccio all’avanguardia, per la prima volta, viene sperimentato presso l’AOU Federico II di Napoli, che permette che il paziente venga valutato nella sua globalità, individuando quelle patologie che possono essere responsabili della comparsa delle perdite di sostanza. Il controllo delle malattie soggiacenti e l’individuazione degli stop del processo di guarigione rappresentano la base dell’iter diagnostico-terapeutico da porre in essere che, via via che viene perfezionato, coinvolge anche altre figure professionali in ambito sanitario e non (infermieri, podologi, fisioterapisti, tecnici ortopedici, psicologi, assistenti sociali). L’introduzione nella pratica clinica di materiali di medicazione sempre più performanti, l’impiego di nuove tecnologie e della medicina rigenerativa, ha reso il trattamento del malato con ulcere sempre più personalizzato e con obiettivi più ambiziosi: non solo la risoluzione delle piaghe nel più breve tempo possibile, ma anche l’informazione del paziente per prevenire le recidive. A tale scopo presso l’AOU Federico II di Napoli da anni esiste un ambulatorio dedicato di “Ferite difficili e Medicina Rigenerativa”, di cui è responsabile Francesca Mosella, dell’UOC di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva diretta da Francesco D’Andrea. «La gestione del paziente con ulcere cutanee rappresenta una spesa molto onerosa per il SSN e per la comunità – dice D’Andrea – La revisione dei LEA (Livelli essenziali di assistenza) ha posto in evidenza il trattamento di questi malati garantendo prestazioni ambulatoriali e domiciliari». «Per i medici questi pazienti – afferma Mosella – rappresentano un difficile banco di prova, che non consente mai di abbassare il livello di attenzione, pena annullare tutti i risultati ottenuti».
 
di Emanuela Rescigno