NAPOLI – “Una vita difficile non può essere né un alibi né una colpa”. Così Samuele Ciambriello, garante per i diritti dei detenuti della Campania e professore di religione, saluta i detenuti nel carcere di Poggioreale. Qui si è tenuta la presentazione del libro “Caro prof. ti scrivo…”, realizzato da Ciambriello insieme a Giuseppe Ventura. Quest’ultimo è un ragazzo giovanissimo di 23 anni, appassionato di scrittura, che lavora come voice al Riva di Bagnoli. Lui stesso dichiara:” Vengo anche io da un quartiere di periferia, la scrittura mi ha salvato dalla strada. La salvezza può essere anche fantasia. Essere qui oggi per me è un privilegio”.
Il suo primo libro racchiude le “confessioni” di alcuni studenti di liceo che hanno risposto su di un foglio bianco a domande apparentemente semplici, sul senso della vita, la musica, lo sport, ma le cui risposte invece denotano necessariamente l’avere una capacità riflessiva non indifferente e non banale. Oggi a Poggioreale era presente un gruppo di detenuti di due padiglioni diversi: Firenze e Genova. In uno dei tanti laboratori portati avanti dall’associazione “La mansarda” hanno letto insieme alle volontarie “Caro prof. ti scrivo…”, e l’hanno commentato, hanno fatto domande ed espresso pareri. Si sono molto emozionati e sono stati colpiti da certe frasi e pensieri, perché soprattutto chi è “diversamente libero” ha, a volte, una sensibilità più spiccata e più intuitiva rispetto a chi non prova sulla propria pelle certe sofferenze. Ognuno esprime a modo suo le emozioni, chi più, chi meno. Ma chiunque abbia sofferto, in un modo o nell’altro, guarda le persone e percepisce le parole, in maniera estremamente umana ed intelligente. C’è chi ha commentato:” A 43 anni ho imparato qualcosa da questi ragazzi, il senso della vita”. O come Paolo che racconta:” Se avessi avuto un prof. come Samuele forse non avrei snobbato la religione come materia. Certi argomenti è importante affrontarli per conoscere noi stessi, ma anche il prossimo. Noi non siamo abituati ad ascoltarci ed ascoltare”. Tra le testimonianze più emozionanti, quella di Roberto, che con la voce un po’ tremante, spiega:” La persona più importante nella mia vita è il mio maestro di ring. Stamattina mi ha telefonato. Quando il dolore è troppo forte e ci viene la nausea, dobbiamo avere la forza di non mollare”. Gianluca invece ha apprezzato tantissimo la testimonianza, raccontata nel libro, di Abdul, un ragazzo immigrato che poneva l’attenzione sull’importanza dell’amicizia e del legame profondo che si crea alle volte con un amico. Perché in carcere anche l’amicizia, quella vera, è tra i valori fondamentali. Ci sono quelle che si creano in cella, e ci sono quelle che si hanno fuori. E sono proprio questi legami ad essere così forti da darti la forza ed il coraggio di andare avanti e proseguire un percorso di riabilitazione.
Presente all’incontro anche la direttrice del carcere di Poggioreale, Maria Luisa Palma:” Momenti come questi sono importantissimi per imparare a mettersi in gioco, non è da tutti saper esternare le proprie emozioni e sentimenti”.

di Roberta De Maddi

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui