NAPOLI – «E mo basta ca camorra, nun se po cchiù suppurtà» (Ed ora basta con la camorra, non la sopportiamo più). È uno dei passaggi di un rap scritto ed eseguito da alcuni studenti di quinta elementare dell’istituto scolastico “Vittorino da Feltre” di San Giovanni a Teduccio, quartiere della periferia est di Napoli. Un quartiere interessato, ancora una volta, nelle ultime settimane dalle stese di camorra, il metodo utilizzato dai giovani camorristi per terrorizzare i rioni. È proprio la musica la risposta che mette in campo la scuola del rione Villa, al centro dunque delle continue stese in corso nel suddetto quartiere napoletano. Lo fa attraverso il progetto “Con la musica mi oriento”, di cui è protagonista il mandolino. Lo fa grazie al coinvolgimento dell’associazione “Mandolinisti Napoletani”, che vuole offrire agli alunni l’opportunità di fare musica per stare insieme, per promuovere la collaborazione e promuovere atteggiamenti positivi. La prima risposta è arrivata già nel corso della presentazione, sia con l’esibizione dei giovanissimi alunni dell’istituto che con quella dei mandolinisti. «Con la cultura si può superare questo momento. È quindi importante dare uno strumento, il mandolino in questo caso, a questi ragazzi», ha detto l’assessore alla cultura al Comune di Napoli Nino Daniele, il quale ha aggiunto che «fare scuola con passione significa farcela nonostante l’orrore di queste ore in cui si spara, in cui si sente da vicino la violenza».
San Giovanni a Teduccio è considerato un quartiere ad alto rischio di devianza sociale. Ma è anche impegno. Lo stesso impegno che ci mette la direttrice dell’istituto “Vittorino da Feltre”, Valeria Pirone, la quale ha dichiarato che «tutti siamo a conoscenza degli episodi recenti di brutale violenza nel quartiere. Noi rispondiamo con la cultura, con la musica. Da soli possiamo poco. In rete possiamo rispondere alla ondata di violenza». Gli episodi violenza che terrorizzano il quartiere nelle ultime settimane sono stati il centro di tutti gli interventi. Come ho sottolineato anche Deborah Divertito della rete Zeta e della cooperativa Se.po.fa. che porta avanti alcuni progetti in questa scuola. «I ragazzi – ha detto la Divertito – ci raccontano molto di quello che vivono ed hanno paura. Quello che possiamo fare e facciamo noi è un pezzetto del lavoro che bisogna fare sul territorio. Manca il presidio delle forze dell’ordine. Mancano le istituzioni che hanno completamento dimenticato questa parte della città. C’è bisogno che si facciano vedere».

di Ciro Oliviero

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