NAPOLI – La salute è un lusso. Lo sanno bene quei 12 milioni di italiani che ogni anno rinunciano alle cure mediche per mancanza di denaro o che sono costretti ad attendere i tempi biblici della sanità pubblica, non potendo rivolgersi al privato.
Questi e tanti altri sono i motivi per cui il dottor Pasquale Longhi, neurochirurgo, da poco insignito a Milano del premio “Campione della gente”, promosso dall’associazione City Angles, quando nel febbraio 2015 ha fondato l’Ambulatorio Medicina Sociale “Sanludovico-Onlus”.
«Il diritto alla salute – dice con occhi e cuore appassionati – è sacrosanto», e così, appena andato in pensione, il camice bianco ha continuato ad usarlo, con lo stesso rigore di quando lavorava in ospedale, ma questa volta all’interno dei locali messi a disposizione dalle suore Elisabettine Bigie.
L’ambulatorio si avvale di medici volontari, con oltre venti diverse specializzazioni, che offrono gratuitamente il proprio tempo a chi non può permettersi di curarsi la salute. Sono tutti professionisti di esperienza che seguono i pazienti anche sul lungo periodo. Le prenotazioni avvengono in sede o telefonicamente.
In tre anni sono state effettuate 3700 viste ad un’utenza piuttosto eterogenea per età e patologia, oltre che per reddito.
«A giugno – dice Pasquale Longhi – arriverà anche un ecografo, donato da un istituto milanese di diagnostica mentre da poco è partito il progetto “Salute: diritto per tutti”, patrocinato dal Comune di Casoria e dall’Ordine dei farmacisti della provincia di Napoli, grazie al quale nelle farmacie aderenti chi vuole può lasciare in un salvadanaio un contributo libero in denaro per l’acquisto di farmaci e presidi sanitari per le persone indigenti».
Ma il vero valore aggiunto dell’ambulatorio è l’accoglienza e il calore umano che trovano le persone disagiate quando vi entrano: c’è un gruppo di volontari dedicato proprio a questo compito, «perché – tiene a specificare il dottor Longhi – qui la cura della salute va di pari passo con quella dell’anima». E non è tutto: i volontari dell’ambulatorio sono impegnati anche in un progetto di assistenza domiciliare ai malati in fase terminale e alle loro famiglie distrutte.
A chi resta stupefatto e li porta ad esempio della solidarietà pura e disinteressata, Pasquale Longhi e tutti gli altri volontari rispondono: «Non facciamo nulla di speciale. Non ci sentiamo degli eroi, siamo solo uomini e donne di buona volontà». Decisamente preziosi di questi tempi.

di Ornella Esposito

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