NAPOLI – Far camminare di pari passo sport e sociale. È questo l’obiettivo della Napoliboxe. La palestra di Montesanto è uno dei punti di riferimento del quartiere. Un ampio spazio in vico Sottomonte ai Ventaglieri dove il maestro Lino Silvestri, anima di questo luogo, alleva giovani talenti del pugilato e toglie i ragazzi a rischio dalla strada.
Silvestri, 49 anni, porta un cognome importante per la boxe italiana. Suo padre Geppino fu il fondatore della Fulgor, mitica fucina di campioni come Cossia, Cotena, Oliva, Todisco. L’avventura della Napoliboxe è iniziata nel 1995. Cinque anni dopo il trasferimento nella sede attuale in quest’angolo nascosto di Montesanto dove crescono nuove stelle del pugilato partenopeo. Tra queste ci sono Christian Scognamiglio, 22 anni che punta a diventare sfidante ufficiale per il titolo italiano dei pesi massimi e Angela Saraiello, 23 anni, della Sanità, vicecampionessa italiana universitaria. La palestra è stata di recente nominata per la quinta volta consecutiva migliore società di boxe di Napoli dalla Federazione Pugilistica Italiana. Qualche mese fa il Comune di Napoli ha invece consegnato a Silvestri un premio per il grande impegno nel sociale. Belle soddisfazioni per una società che si sostiene da sola, senza contributi esterni.


Riconoscimenti che il maestro sfoggia con orgoglio. Sono l’effetto di un lavoro continuo che porta avanti, insieme alla sua compagna Stefania Esposito, presidente della Napoliboxe. «Anche quando siamo a casa l’argomento di discussione più frequente è la palestra e i ragazzi» dice con un sorriso Silvestri, laureato in scienze motorie e docente specializzato nel recupero dei minori a rischio. Nella sua palestra i ragazzi che provengono da ambienti o situazioni difficili non pagano nulla. Si allenano gratis, sei giorni su sette, almeno due ore al giorno, anche di più alla vigilia di tornei o campionati. Attualmente quelli che non pagano la retta sono una quarantina. Rappresentano la maggioranza degli atleti che frequentano la palestra. “L’età più pericolosa è quella che va dai 12 ai 15 anni – spiega Silvestri – facendogli fare un incontro ogni 15-20 giorni teniamo impegnati questi ragazzi e quando lasciano la palestra hanno solo la forza per tornare a casa. Li facciamo allenare e poi debuttare. La portata degli incontri cresce progressivamente. Fanno gare regionali, interregionali e a volte internazionali. Dipende dal livello”.
I giovani che la Napoliboxe accoglie vengono da tutti i quartieri della città. Qualcuno anche dalla provincia. È il risultato di un’azione capillare, molto radicata sul territorio, fatta di rapporti diretti con gli assistenti sociali delle municipalità e protocolli d’intesa con le scuole. La boxe si fa così strumento di formazione. “Sembra un paradosso perché è uno sport in cui si danno pugni a un avversario – dichiara Silvestri – ma ci sono regole da rispettare e sacrifici da fare che fanno acquisire ai ragazzi la forma mentis di un buon cittadino. Noi comunque li seguiamo anche a scuola, gli stiamo addosso. Il valore principale che insegno è quello dell’impegno: nella boxe strade alternative, più facili, non esistono. Per vincere bisogna allenarsi, sudare, sacrificarsi. È un insegnamento che i ragazzi portano con loro anche nella vita di tutti i giorni. Con il nostro impegno facciamo diminuire il numero di baby gang in città, sottraiamo questi ragazzi alle logiche e alle dinamiche della strada. L’escalation di violenza delle baby gang? Non mi sorprende, il branco è sempre esistito”. Sulla condizione dei giovani a rischio, secondo Silvestri, pesa molto l’assenza della famiglia e il ruolo della scuola. «Il problema di base è la famiglia – dice – o sono abbandonati perché non hanno genitori oppure se li hanno sono disinteressati. Alcune scuole poi fanno il resto. Sono contrario alle sospensioni, questi ragazzi sono felici di non andare a scuola. Così escono, rincasano a notte fonda, si svegliano alle quattro del pomeriggio. Ci dovrebbe essere sempre l’obbligo di frequenza. Possono essere coinvolti in iniziative legate all’ambiente, sociali o sportive”.
A proposito di scuola, da quest’anno la Napoliboxe è presente anche all’Istituto Casanova, tutti i giorni dalle 9 alle 13.30, con corsi di pugilato educativo negli orari curriculari. “I ragazzi se vogliono durante l’ora di educazione fisica – spiega Silvestri – possono decidere di fare pugilato. Cinquanta ragazzi hanno aderito e una decina di questi hanno deciso di seguirci anche in palestra. Parteciperanno al prossimo torneo regionale per esordienti”.
Tra i prossimi progetti, invece, un tour della boxe in città in programma tra la primavera e l’estate, con i ring allestiti in diverse piazze di Napoli, come già accaduto negli anni scorsi a piazza Dante, Largo Berlinguer, piazza Nazionale e al parco Ventaglieri. «Sarà un modo per mostrare a tutti il nostro lavoro» dichiara Silvestri. Che parlando dei successi ottenuti con la Napoliboxe, accanto a quelli strettamente sportivi, mette pure quelli ottenuti nel sociale: «Da questa palestra sono venuti fuori due pugili professionisti, che sono gli unici incensurati delle proprie famiglie. Li abbiamo salvati. Oggi sono impiegati, hanno 40 anni e una famiglia. Lo sport, gli insegnamenti della boxe, il lavoro in palestra ha garantito loro un futuro”.
 

di Mario Basile

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