NAPOLI – «Per cambiare una città, per renderla più viva e più vivibile, bisogna innanzitutto amarla». Luigi de Magistris racconta i suoi primi sei anni da sindaco nel libro La città ribelle. Il caso Napoli (ed. Chiarelettere), scritto con la giornalista Sarah Ricca e con i contributi di Erri De Luca e Maurizio de Giovanni. È la storia di una sfida, di una «ribellione al sistema» e «di una persona che nessuno, a cominciare da me stesso, avrebbe mai immaginato come sindaco», ha detto de Magistris, che il 29 settembre ha presentato il volume all’Ex Ospedale della Pace di Via Tribunali, nel corso della fiera Ricomincio dai Libri. Le pagine ripercorrono i momenti salienti della sua amministrazione, dal recupero delle aree degradate al risanamento del bilancio, dal Lungomare liberato al rilancio turistico e culturale, oltre che gli sbagli e le questioni ancora aperte, come l’affaire Bagnoli. «Noi abbiamo ereditato Napoli senza soldi, sommersa di rifiuti e senza turisti. Abbiamo provato a rinascere dalla bellezza dei nostri territori e a farlo con onestà».
Alla presentazione c’erano anche tanti bambini delle scuole primarie partenopee, accompagnati dai loro insegnanti. Uno di loro, Marco, ha chiesto al primo cittadino come ci si sente a fare il sindaco. «L’emozione che ho vissuto quando sono stato eletto, in particolare la prima volta, è stata grandissima – ha risposto de Magistris –. Ci sono giorni in cui i problemi sono talmente tanti, e la stanchezza è così forte, che mi sembra di avere un peso addosso da non riuscire a reggere. Però vi assicuro che ci sono giornate come questa con voi bambini, oppure quando esco tra la gente o vado vicino al mare, che non fanno svanire le sofferenze ma le fanno diventare più leggere».
Scuola e merito per uscire dalla crisi – «Napoli è una città molto complicata e con molti problemi, però la novità degli ultimi anni è che sta cambiando, perché ci sono un sindaco e un’amministrazione che fanno la loro parte, ma soprattutto ci sono i vostri fratelli, i vostri genitori e nonni che stanno incominciando a parlare e a mettersi insieme», ha aggiunto Sandro Ruotolo, intervenuto alla mattinata, rivolgendosi ai piccoli in sala. «Di solito ci si lamenta perché le cose non vanno, ma quando cominciamo a parlare tra di noi abbiamo già visto la soluzione. In questa zona è ripreso il turismo, che vuol dire alberghi, ristoranti, commercio». Restano illegalità diffusa, bassa scolarizzazione, mancanza di lavoro. «Ho partecipato qualche giorno fa a una riunione alla Sanità e c’è un dato impressionante sull’abbandono scolastico: noi possiamo uscire dalla crisi solo se i nostri ragazzi sono in grado di competere sull’intelligenza, sull’apprendimento e sul merito. E per combattere l’illegalità abbiamo bisogno di salario».

di Paola Ciaramella

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui