ROMA – Almeno il 15% della popolazione di Cremona, Rimini, Pisa, Padova, Novara e Forlì utilizza quotidianamente la bici per i propri spostamenti. Poi ci sono ancora Ravenna, Reggio Emilia, Treviso e Ferrara con percentuali di abitanti che preferiscono il manubrio al volante che oscillano tra il 22% e il 27%. Per arrivare infine al top di Pesaro e Bolzano, dove circa un abitante su tre pedala per raggiungere il luogo di lavoro o di studio. Tra le grandi città, invece si distingue Milano, mentre Roma è in coda al gruppo: nella Capitale solo 5 persone su mille usano la bici.
Sono queste le città più a misura di bici secondo quanto emerge dall’A Bi Ci – 1° Rapporto sull’economia della bici in Italia e sulla ciclabilità nelle città – realizzato da Legambiente in collaborazione con VeloLove e GRAB+.
A Bolzano e Pesaro, dunque, il 28% della domanda urbana di mobilità è soddisfatto dalla bici. In queste due città il successo non è figlio solo di infrastrutture di qualità per le bici, ma di una riorganizzazione complessiva dello spazio urbano con un approccio innovativo che mette al centro le esigenze di spostamento della persona e non del veicolo. L’accessibilità di una città – intesa come facilità per tutta la popolazione di muoversi – non riguarda infatti solo la praticabilità e la sicurezza pedonale e ciclabile delle strade, ma anche la riappropriazione dello spazio pubblico da parte dei cittadini.
Il resto delle città italiane, nel complesso, non ha però seguito la strada imboccata da Pesaro e Bolzano. Si, è vero, sono state inaugurate tante nuove ciclabili, ma evidentemente sono state realizzate male, senza criterio, senza quella dovuta attenzione che dovrebbe far sì che ogni nuovo percorso per le due ruote sia capace di far crescere il numero di frequent biker.
Guardiamo, infatti, i numeri: tra il 2008 e il 2015 sono stati realizzati 1.346,1 i nuovi chilometri di percorsi ciclabili urbani nelle città capoluogo di provincia. Un incremento delle infrastrutture riservate a chi pedala addirittura del 50% in un solo settennato. Eppure nello stesso periodo la percentuale di italiani che utilizzano la bici per gli spostamenti è rimasta immutata: era il 3,6% nel 2008 ed era ancora il 3,6% nel 2015.
Tuttavia, l’af¬fermazione “più ciclabili non significa più ciclabilità“ non vuole essere il de profundis della ciclabile. Vuole indicare che le infrastrutture per la ciclabilità devono essere fatte con criterio e con qualità e comunque all’interno di una pianificazione che guardi globalmente al sistema città piuttosto che alle sue singole componenti.
Pur se le città italiane bike friendly sono ancora una minoranza, il valore economico della ciclabilità in Italia è particolarmente interessante. Per la prima volta, infatti, grazie a questo studio di Legambiente, è stato possibile quantificare quanto vale il settore non solo relativamente al cicloturismo o alla produzione di bici e accessori, ma anche quanto valgono tutte quelle esternalità positive legate alla ciclabilità.
“Il dato è incoraggiante”, sottolinea Rossella Muroni, presidente Legambiente, “l’insieme degli spostamenti a pedali genera un fatturato di 6.206.587.766 euro”.
Per quanto riguarda la produzione di bici, l’Italia si conferma essere il maggior produttore, con una quota di mercato prossima al 18%. La vendita delle biciclette nel mercato nazionale unita all’export ha generato nel 2015 un giro d’affari di 488.000.000 €, a cui bisogna aggiungere quello del mercato di parti e accessori, che ha generato nello stesso anno vendite per 483.540.000 €.
Il cicloturismo produce, invece, 2 miliardi di euro l’anno, mentre il bike sharing si conferma una realtà piuttosto diffusa su tutto il territorio. Milano, Brescia, Bergamo, Aosta, Pisa e Lodi superano una disponibilità media di 2 biciclette ogni 1.000 abitanti, mentre a Perugia, Palermo e Napoli sono meno di un decimo (0,2).
“Ciclisti, pedoni e trasporto pubblico”, spiega Alberto Fiorillo, responsabile aree urbane Legambiente, “crescono dove andare in auto diventa l’opzione meno concorrenziale e dove c’è garanzia di sicurezza per la cosiddetta utenza vulnerabile. Per città sempre più bike friendly è fondamentale agire sugli spazi urbani pianificando un nuovo tipo di mobilità che metta al centro le esigenze di spostamento della persona e non del veicolo. L’accessibilità di una città – intesa come facilità per tutta la popolazione di muoversi – non riguarda infatti solo la praticabilità e la sicurezza pedonale e ciclabile delle strade, ma anche la riappropriazione dello spazio pubblico da parte dei cittadini. Le strade sono spazi a più usi da condividere equamente tra tutti gli utenti e questi sono naturalmente i principi che abbiamo seguito nel progettare il GRAB, il grande raccordo delle bici Capitolino”.

di Danila Navarra

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