ROMA – Sono sconvolgenti i numeri sul raid aereo effettuato in Siria. I nuovi dati diffusi dall’Osservatorio siriano per i diritti umani parlano di almeno 72 morti, compresi 20 bambini e 17 donne. L’attacco è stato condotto nella provincia nord-occidentale di Idlib, in mano agli insorte e ai qaedisti di Fatah al Sham. “Siamo oltre l’inferno. Le immagini che arrivano dalla Siria, i corpi senza vita di quei bambini, sono la testimonianza che siamo di fronte ad un orrore che è quello già visto nei campi di concentramento nazisti. Nessuno può più tacere o aspettare di fronte a tutto questo. La Comunità internazionale ha il dovere di intervenire immediatamente o sarà per sempre complice di quello che sta accadendo”. Così Valerio Neri, direttore di Save the Children Italia.
SEI MILIONI DI BAMBINI – A sei anni dall’inizio del conflitto in Siria, che si stima abbia fatto finora oltre 470.000 vittime – ricorda Save the Children – sono ancora 5,8 milioni i bambini che vivono sotto i bombardamenti e hanno bisogno di aiuti e sono almeno 3 milioni i bambini che hanno oggi sei anni e non hanno mai conosciuto altro che la guerra. Save the Children segnala anche che le strutture sanitarie sono sopraffate dai bombardamenti e il trasferimento lungo le strade è particolarmente pericoloso. “I medici di una delle cliniche gestite dal nostro partner Syrian Relief ci hanno raccontato di aver ricevuto tre bambini sotto i sei anni, appena coscienti, che faticavano a respirare, con il naso che colava e le pupille contratte. I medici dicono che questi sintomi sono coerenti con l’uso di agenti nervini, come il sarin. Se fosse confermato l’utilizzo di questa sostanza vietata, saremmo di fronte ad un palese violazione del diritto internazionale e ad una preoccupante indicazione che ci dice che non tutte le armi chimiche sono state distrutte, come chiesto dalla risoluzione 2118 del Consiglio delle Nazioni Unite del settembre 2013”, afferma Sonia Khush, Direttore di Save the Children in Siria. “Idlib è la patria di circa due milioni di civili, tra cui molte persone sfollate a causa del conflitto nella vicina Aleppo e in altre aree. L’incontro di domani dei ministri degli esteri e del Segretario Generale delle Nazionli Unite a Bruxelles deve affrontare la minaccia dei continui assalti e la brutalità che hanno vissuto a Idlib. Non possiamo permettere che la situazione degeneri come abbiamo visto ad Aleppo Est”, conclude Sonia Khush.
IL NUNZIO APOSTOLICO – “Non si hanno parole davanti a fatti così deplorevoli. È ora di dire basta. La comunità internazionale deve intervenire”. Così il nunzio apostolico a Damasco, cardinale Mario Zenari, condanna l’attacco chimico. L’agenzia di stampa Sir riporta la testimonianza del cardinale: “Io ho vissuto questa crisi dal primo giorno fino ad oggi. È un conflitto che è andato aggravandosi e complicandosi. Difficile anche da capire. All’inizio sembrava una guerra civile ma è soprattutto una guerra per procura fomentata da interessi re-gio-na-li (qui il nunzio scandisce bene la parola, ndr), da sottolineare interessi e divergenze regionali e poi anche internazionali. È difficile pensare a una soluzione. Tutti speriamo e preghiamo per questo. Ma che ci sia almeno una svolta, un cambio di direzione. La direzione fino ad oggi è andata in giù, verso il basso, il profondo dell’inferno. È urgente vedere un percorso di risalita, ma fatti come quelli di ieri, purtroppo, non ci danno nessuna idea di un cambio sostanziale visibile di svolta”.

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