NAPOLI- Si è tenuto nella sala Conferenze della Camera di Commercio di Napoli il convegno “La scuola come impresa sociale di comunità”, evento promosso dalla rete MediNet attivata dal gruppo di imprese sociali Gesco e dal Cielm ( Coordinamento Internazionale degli Enti Locali del Mediterraneo). Un momento di confronto e di incontro fatto di dialogo e di scambio tra mondo delle istituzioni, terzo settore e scuola. Obiettivo del progetto è presentare un nuovo modello di scuola dell’autonomia che interpreta quello dell’impresa sociale di comunità e tutto ciò si sta realizzando attraverso azioni di partenariato attivate dal MediNet con gli istituti scolastici Galiani, Russo-Montale, Villari, Caselli, i licei Cuoco Campanella, Garibaldi e Genovesi e l’associazione culturale Flora. Questo tipo di scuola offrirà servizi culturali e sociali e prodotti formativi al servizio della collettività e promuoverà azioni di rete tra cittadini, studenti e genitori, che diventeranno soggetti attivi nella rigenerazione sociale dei loro quartieri.
Presenti alla tavola rotonda moderata da Giacomo Serafini della Rete MediNet, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale Luisa Franzese; Sergio D’Angelo, presidente di Gesco; Lucia Fortini, assessore regionale all’Istruzione e alle Politiche sociali; Annamaria Palmieri, assessore comunale alla Scuola; Claudia Migliore, presidente dell’associazione Io ci sto; Sandro Fucito, presidente del Consiglio comunale di Napoli; Enza Amato, componente della Sesta commissione del Consiglio regionale della Campania; Raffaele Sibilio, ricercatore del Dipartimento di Scienze economiche e statistiche dell’Università Federico II; Marco Ugliano, dirigente scolastico dell’Itis Ferdinando Galiani; Armida Filippelli, componente del Comitato scientifico del parternariato Quartieri Poli Museali Estesi.
Tanti gli interventi che si sono susseguiti nel corso del dibattito.
«Questo percorso –dichiara Sergio D’Angelo- vuole essere anche una chiamata a tutte le istituzioni e ci sembrava un modo per produrre insieme a loro competenze che se adeguatamente sostenute potevano diventare una risorsa. Non avevamo la pretesa di fare tutto da soli. Perciò ci sarà la costituzione di una società consortile tra una decina di scuole e alcune organizzazioni sociali. Stiamo lavorando attorno a questo prototipo. Con l’assessore Fortini stiamo già preparando gli Stati generali del welfare e vorremmo mettere all’ordine del giorno anche gli stati generali della scuola.
Abbiamo la necessità di mettere a reddito l’enorme patrimonio di esperienze prodotte in questi anni.
Oggi parliamo di un allargamento dei confini della scuola. Una scuola che travalichi i suoi stessi confini e consideri i propri come quelli corrispondenti alla comunità di appartenenza. La scuola ha come primario compito non quello di formare semplicemente degli studenti, ma quello di formare soprattutto dei cittadini in una dimensione culturale europea. In questo senso la comunità diventa il luogo in cui trovare risorse aggiuntive che possono essere mobilitate e attivate e diventa anche un oggetto di lavoro. La scuola si fa impresa educante della comunità. Un’impresa che assume su di sé soprattutto la funzione e il compito di realizzare una comunità responsabile ed educativa e lo fa insieme alle organizzazioni».
«Apprezzo molto –afferma Luigi De Magistris- questo ragionamento dell’impresa sociale di comunità perché fa vedere una via di uscita diversa da quella delle istituzioni. Si basa sul fare rete coinvolgendo anche i genitori e il terzo settore di qualità, in una dimensione anche europea. Vedo bene questo progetto se porta a realizzare forme nuove di economia dal basso. Guardiamoci attorno: tanti giovani stanno promuovendo attività economiche e sociali. C’è bisogno di fare rete. Quello che dobbiamo maggiormente mettere a regime è di utilizzare meglio le risorse economiche a nostra disposizione. Tutti i progetti che ci hanno visto insieme a terzo settore e cittadini sono stati molto partecipati dal basso. Quando c’è un’alternativa per i nostri giovani loro sono molto disposti a recepire. L’allontanamento dei bambini dalla nostra città che stanno andando fuori e al Nord è molto drammatico: l’ impresa sociale di comunità significa farli restare al sud. Il territorio è un grande incubatore di talenti. Napoli ha tutte le condizioni per fare economia di qualità, mettere insieme pubblico e privato per i beni comuni. Dobbiamo mettere in rete tutto ciò che abbiamo, quando c’è collaborazione e cooperazione credo si possano fare cose importanti. Le crisi possono diventare opportunità».

di Carmela Cassese

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