NAPOLI – Siamo nel cuore del centro storico, in stanze per metà ufficio e per metà laboratori, con tavoli e giochi per bambini: a San Domenico Maggiore, se si chiudessero gli occhi per un attimo, si potrebbe pensare di essere in Sri Lanka, in Nigeria o in un qualche paese dell’Est Europa. Avviene nella sede di Pianoterra Onlus, dove le donne che frequentano l’associazione si incontrano e scambiano parole, sguardi e persino silenzi, talvolta spezzati dal pianto di uno o più neonati. Nata a Napoli nel 2008, l’associazione Pianoterra sostiene le famiglie più vulnerabili, con programmi specifici per mamme e bambini. “Quando una mamma viene da noi, come prima azione, mandiamo ai servizi sociali richiesta di condurre un’indagine socio ambientale, per attestare lo stato di indigenza. Quando l’assistente sociale ci risponde con la relazione, possiamo iniziare la presa in carico”: a parlare è Irene, project officer e dal 2014 parte del team dell’associazione. Le mamme hanno a disposizione due tipologie di corsi: quelli base e quelli avanzati. I primi sono corsi di lingua italiano e Scuola di mamma, un percorso pensato con indicazioni utili dal pre parto al concepimento fino alla puericultura. I corsi avanzati, invece, rispondono a esigenze specifiche delle mamme, come spiega Irene: “Abbiamo un corso di cucito, un corso di italiano di livello avanzato, più una serie di attività non fisse: ora stiamo avviando dei percorsi sulla professionalizzazione, una finestra sul mondo del lavoro per le nostre utenti che da tempo ne sono fuori, perché ripensino i loro orari, bisogni e ambizioni”. All’inizio, l’utenza era costituita prevalentemente da napoletane, adesso la maggioranza schiacciante è delle straniere.
DALLA ROMANIA ALL’ITALIA – Diana ha frequentato il corso di lingua italiana base e adesso comprende e parla la lingua senza difficoltà. Romena, in Italia da un anno, ne ha 17, e qui ha avuto il suo bambino. A raccontare l’esperienza del parto è Nadia, sua madre: “Ormai mi conoscono nel quartiere, e quando ho capito che mia figlia aveva rotto le acque, sono scesa alla ricerca di qualcuno che ci accompagnasse in ospedale”. Nadia ha una incredibile vitalità, accresciuta dal suo evidente accento spagnolo, acquisito dai 15 anni di permanenza a Barcellona. Da sei, però, vive qui a Napoli, e non la cambierebbe per nessun motivo al mondo: “Ho incontrato un mio ex collega, di quando lavoravo in una pizzeria, un amico: lui ci ha accompagnate in ospedale, lì Diana ha partorito e la nostra vita è diversa, più bella, ora siamo in tre”.
LA CITTÀ CHE ACCOGLIE – Raccontare la storia di Nadia e Diana accende la speranza in un periodo in cui, quando si parla di migrazioni e integrazione, i toni si fanno accesi, aspri, polemici. Le due hanno sin da subito trovato il proprio spazio nei vicoli del centro storico di Napoli: “Ho solo amiche e amici napoletani, ed è meglio così: con i romeni si rischia di parlare solo di soldi, di quanto si sia inviato al paese e di quanto bisogni lavorare per mandarne altri”. L’incontro con la realtà di Pianoterra, poi, è stato provvidenziale: “Qui mi sento a casa, forse anche troppo”, dice Nadia, e Diana scherza: “Ormai ho finito il corso di italiano, vengo qui solo per salutare, quasi quasi non mi aprono più la porta!”.
IL CALENDARIO – In particolare, proprio Diana è tra le protagoniste del calendario realizzato in collaborazione con i professionisti di Hair’s mode new talent: il ricavato sarà impiegato perché ragazze come Diana possano avere borse di studio per formarsi. Per maggiori informazioni, www.pianoterra.net

di Laura Longo

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