PARIGI – La ventiduesima Conferenza Internazionale sul clima di Marrakech si è chiusa con l’impegno da parte di tutti i Paesi di proseguire nella direzione prevista dall’Accordo di Parigi (Cop 21). L’Italia e l’Europa sono chiamate ad assumere un ruolo di leadership per dare gambe all’Accordo di Parigi, ma soprattutto per lo sviluppo di un’economia europea fossil-free, con lo scopo di vincere la triplice sfida climatica, economica e sociale, creando nuove opportunità per l’occupazione e la competitività delle imprese europee.
Questi i temi affrontati nel IX Forum QualEnergia, organizzato da Legambiente, La Nuova Ecologia, Kyoto Club in partenariato con Cobat, in corso fino a domani a Roma e che si concluderà venerdì 25 novembre a Terni. Come da tradizione, l’obiettivo del Forum è stato quello di mettere a confronto il punto di vista del mondo delle imprese e delle istituzioni, della ricerca e delle associazioni.
“Dopo la COP22 di Marrakech”, ha dichiarato la presidente di Legambiente Rossella Muroni, “è arrivato il momento di aprire un confronto pubblico sugli obiettivi al 2030 per il Clima, fissati dall’Accordo di Parigi e sui quali l’Unione Europea è impegnata con un importante processo legislativo. Ma l’Europa deve tornare ad avere un ruolo guida a livello internazionale nella lotta ai cambiamenti climatici, per farlo è fondamentale che metta in campo azioni decisive e impegni ambiziosi. Non si può più nascondere dietro Usa e Cina, è ora che avvii un importante cambio di passo. In particolare sono due le sfide principali che si dovranno affrontare per contribuire allo sviluppo delle imprese e fermare la febbre del Pianeta: la decarbonizzazione dell’economia e il rilancio delle fonti rinnovabili in Italia”.
“A Marrakech”, ha dichiarato il Vicepresidente di Kyoto Club Francesco Ferrante “la buona notizia è stata che nessun Governo di nessun Paese ha dichiarato di voler seguire Trump e il suo negazionismo fuori tempo. Anzi è apparso evidente che la lotta ai cambiamenti climatici sta diventando anche un fattore economico potente nella geopolitica internazionale. Anche per questo l’Italia, che può vantare talenti ed eccellenze importanti nel campo della green economy, non può più permettersi di perdere tempo e deve imboccare con decisione la strada di politiche industriali che disincentivino i fossili e premino invece rinnovabili, efficienza ed economia circolare”
Secondo Legambiente, raggiungere gli obiettivi europei al 2030, ossia una riduzione di almeno il 40% delle emissioni di gas a effetto serra, rispetto ai livelli del 1990 e che gli ambientalisti chiedono di alzare al 55%, il raggiungimento almeno del 27% di energia rinnovabile e un miglioramento almeno del 27% dell’efficienza energetica, può diventare una grande opportunità per ripensare e rilanciare i settori produttivi italiani.
“Nessun ragionamento che guardi al rilancio dell’economia italiana può prescindere da questi obiettivi, visti gli impegni internazionali, e ostinarsi a farlo renderebbe solo più debole e isolato il nostro Paese nel contesto internazionale”, sostiene l’associazione. La Germania, per esempio, ha approvato il 14 Novembre scorso il “Climate Action Plan 2050”, per ottenere una riduzione delle emissioni coerente con gli obiettivi europei e con l’Accordo di Parigi, prevedendo misure e strategie definite attraverso un confronto con il mondo delle imprese e del lavoro.
L’Italia si trova di fronte a diverse sfide, tra queste la riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio edilizio e il rilancio delle fonti rinnovabili. Negli ultimi anni, infatti, la crescita delle installazioni è proseguita a ritmi troppo lenti, tanto da determinare nel 2016 una diminuzione nella produzione rispetto all’anno precedente. Legambiente spiega che per rilanciare le rinnovabili basterebbero alcuni interventi a costo zero, togliendo le barriere all’autoproduzione e alla distribuzione locale, semplificando le autorizzazioni per l’approvazione degli impianti, cancellando i sussidi alle fonti fossili e facendo partecipare le FER al mercato dell’energia con consorzi di produzione e contratti di lungo termine.

di Danila Navarra

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui