NAPOLI. L’abbiamo vista ridere tante volte ma Martina Caironi, portabandiera della spedizione italiana a Rio, ha pianto per 20 minuti dopo aver vinto l’oro nei 100 metri T42 e fissato a 14”80 il nuovo record paralimpico. Un pianto liberatorio e di felicità per un oro più sofferto di quanto si possa immaginare nel vederla sfrecciare in pista. A fine gara confessa di aver rischiato di perdere la protesi, ma alla fine tutto è andato bene. A dividere con lei il podio c’è anche Monica Contraffatto che ha conquistato il bronzo, una doppia eroina che nel 2012 ha salvato i suoi commilitoni in Afghanistan, sacrificando la sua gamba destra, e oggi è un grande esempio per chi cerca, come lei, di rialzarsi attraverso lo sport. Il suo bronzo arriva con un tempo di 16”30.
A completare i successi dell’Italia paralimpica ci sono gli ori di Alex Zanardi nell’hand bike, conquistato alle soglie dei 50 anni, e quello della giovanissima Bebe Vio nella scherma, arricchito anche dal bronzo nella gara a squadre. Il bilancio delle paralimpiadi di Rio, arrivate ieri alla cerimonia finale, va oltre le più rosee aspettative e porta l’Italia al nono posto nel medagliere con un bottino di 39 medaglie, suddivise in 10 ori, 14 argenti e 15 bronzi. Tra queste c’è anche la campana Assunta Legnante che ha trionfato nel getto del peso per le categorie non vedenti e ipovedenti. I problemi alla schiena che la affliggevano da alcuni mesi non l’hanno fermata: con l’ultimo lancio ha conquistato la lunghezza di 15,74 e l’oro di Rio. «Questa gara è stata la più dura degli ultimi quattro anni, – racconta l’atleta di Frattamaggiore a fine gara –  Dopo che ha lanciato l’uzbeka e ha fatto 14,87 al primo tentativo, mi sono detta che mi dovevo impegnare seriamente. È il primo oro per noi, da capitana dovevo dare il buon esempio». Un incitamento che è stato utile a tutta la squadra nelle gare successive.
L’altro campano a conquistare una medaglia è Vincenzo Boni, nuotatore napoletano di 28 anni, che ha conquistato il bronzo nei 50 metri dorso S3 con un tempo di 46,67. Il suo è un curriculum sportivo di tutto rispetto, se si pensa che nuota a livello agonistico solo da poco più di due anni: ha conquistato un argento nei 50 metri dorso e due bronzi nei 50 e nei 200 metri stile libero ai mondiali di Glasgow nel 2015, poi ben 5 medaglie negli europei di Funchal, un oro, tre argenti e un bronzo. È anche campione italiano in carica sui 50m stile libero, 100m stile libero, 200m stile libero e 50m dorso, dove detiene i rispettivi record italiani. «Stavo bene, – ha commentato a fine gara –  avevo nelle corde anche il secondo posto ma non importa, è una medaglia sudata e l’ho conquistata. È stato un anno durissimo di rinunce e sacrifici, ma è stato ripagato». Un bilancio, quello campano, che resta alto perché arriva da appena 7 atleti. Oltre ai citati hanno rappresentato la Campania a Rio la nuotatrice Emanuela Romano, la scattista Emanuela Di Martino, i canottieri Tommaso Schettino e Giuseppe Di Capua e il corridore di triathlon Giovanni Sasso. Quest’ultimo, primo ischitano in assoluto a gareggiare in una competizione olimpica, ha chiuso con un lodevole 8 posto, in una specialità all’esordio olimpico che ha regalato all’Italia ben due medaglie su tre atleti partecipanti: Michele Ferrarin ha conquistato l’argento e Giovanni Achenza il bronzo.

di Daniele De Somma

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui