_AGI4398NAPOLI- I climber di Greenpeace sono entrati in azione nella Galleria Umberto I di Napoli, dove hanno aperto un enorme striscione di circa 150 metri quadrati raffigurante l’incidente della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon. L’immagine era accompagnata dalla scritta “Mai più” e dall’invito a votare Sì al referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile. L’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, avvenuta il 20 aprile 2010 nel Golfo del Messico, causò la morte di 11 persone e la fuoriuscita incontrollata per 106 giorni di un’enorme quantità di petrolio, ancor oggi imprecisata ma stimabile tra i 3 e i 5 milioni di barili. È stato il peggior disastro ambientale della storia degli Stati Uniti, che hanno chiesto alla British Petroleum (BP), la compagnia responsabile della piattaforma, 34 miliardi di dollari di danni. È di pochi giorni fa la notizia che la BP ne pagherà invece 20.

«Quel disastro, di cui tra pochi giorni cade l’anniversario – insieme ai molti altri avvenuti in tutti i mari del mondo – avrebbe dovuto rappresentare un monito globale e definitivo sui rischi connessi all’estrazione di idrocarburi in mare. A distanza di soli sei anni da quella tragedia, invece, in Italia il governo Renzi ha ripetutamente tentato di avviare un piano di vasta scala per lo sfruttamento delle misere riserve di petrolio e gas presenti sotto i nostri fondali. E oggi cerca di far fallire un referendum che restituirebbe una scadenza certa alla presenza di circa 90 piattaforme presenti entro le 12 miglia dalle nostre coste, nella maggior parte dei casi impianti vecchi e improduttivi», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.

 

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