Vigliena - Impedito accesso al mareNAPOLI – Che Napoli Est fosse una bomba ecologica lo certificò il Parlamento già nel 1998 con l’entrata in vigore della legge 426 che lo individuava come Sito d’Interesse Nazionale, tra i più inquinati d’Italia. Del SIN fanno parte il polo petrolifero, le zone di Gianturco e Pazzigno e l’intera area costiera di San Giovanni a Teduccio, compresi la centrale Termoelettrica di Vigliena ed il depuratore di San Giovanni. Un totale di 830 ettari di zona “ad alto rischio ambientale” che attende una bonifica da 18 anni. Ad oggi, però, ci si è limitati alle conferenze di servizio ed al finanziamento di studi di fattibilità ambientali, con la maxi-bonifica che resta un affare incompiuto.

LA DEVASTAZIONE – A discapito della vocazione marittima, il litorale di San Giovanni a Teduccio è stato devastato da decenni di industrializzazione. Negli anni Cinquanta l’apertura di insediamenti di Q8, Cirio, Agip, Corradini ed Enel da un lato ha permesso l’abbattimento della disoccupazione ma dall’altro ha irreversibilmente negato l’accesso al mare, condannato all’inquinamento. Per anni, l’affaccio della costa dell’intera area orientale di Napoli ha ospitato un vero e proprio colabrodo, il “depuratore dello scandalo” che per oltre 60 anni ha riversato nelle acque di San Giovanni buona parte dei liquami che raccoglie nei territori devastati di Napoli.
Non può essere considerato un caso, allora, che proprio Napoli Est detenga il primato cittadino dei tumori alla vescica e del colon, la cui formazione può essere incoraggiata da un tipo di batteri di Escherichia coli. In una rilevazione dello scorso anno, l’Arpac denunciava proprio la presenza di livelli di Escherichia coli nelle acque di Vigliena anche di 4 volte superiori al livello massimo consentito. Con la conseguenza di una quanto mai ovvia negazione della balneabilità per l’intera costa ed un’area destinata a diventare una discarica. Nera perché vulcanica, la spiaggia di Vigliena si è trasformata, da borgo di pescatori, a centro nevralgico del contrabbando di sigarette, oli combustibili ed altri traffici illeciti. Dal litorale, ancora oggi cosparso di mozziconi di sigarette, lattine ed altri rifiuti, quasi non riesce più a scorgersi il mare. Alle spalle della spiaggia di Vigliena, di fronte al celebre fortino e ai laboratori artistici del San Carlo, sorge quello che forse è il più grande ecomostro della periferia orientale di Napoli. Si tratta della centrale a turbogas ex Sme, un tempo ad oli combustibili, poi riconvertita a gas naturale, rilevata dalla Tirreno Power ed entrata in funzione nel 2008. L’energia elettrica prodotta viene ceduta alla rete nazionale tramite una stazione di interconnessione di proprietà della società Terna, anch’essa situata a ridosso del mare. L’impianto della Tirreno Power, riconvertito perché troppo inquinante, è stato costruito senza alcuna valutazione di impatto ambientale.  La democrazia, a Napoli Est, sembra odiare i cittadini, vittime consapevoli ma inascoltate di questa devastazione.

IL PARADOSSO – Segnali di anarchia possono scorgersi quotidianamente, con un popolo di pescatori che a Napoli Est continua a pescare, nonostante tutto, in risposta ad uno Stato che voleva trasformarlo in un popolo di operai. Più volte i cittadini hanno manifestato per rivendicare i propri diritti e per chiedere a gran voce una bonifica annunciata per quasi 20 anni. Dopo le manifestazioni alla Tirreno Power, che costarono ad alcuni degli organizzatori denunce per resistenza a pubblico ufficiale ed offese, i cittadini hanno occupato simbolicamente lo stabilimento della Kuwait Petroleum Italia Spa di Napoli Est dopo l’apertura di un’inchiesta da parte della Dda partenopea su un presunto traffico illecito di rifiuti. A ridosso delle raffinerie sorge un agglomerato urbano che è tra i più densamente popolati della città. I residenti, lo scorso 28 ottobre, si accorsero che dai propri rubinetti usciva acqua nera: secondo l’Asl non era potabile da 3 giorni ma non fu preso alcun provvedimento. Un mese dopo, la bomba ecologica era pronta a scoppiare di nuovo a seguito dello scandalo che ha coinvolto la Q8.

L’ASSEMBLEA – E’ per questo che i cittadini tornano a confrontarsi sul futuro di Napoli Est e lo faranno in occasione dell’assemblea pubblica Napoli Est Brucia che si svolgerà stasera alle 17 nella sala del Consiglio municipale di San Giovanni a Teduccio. «Da anni – spiegano i promotori di Comitato civico San Giovanni, Coalizione Stop Biocidio e Forum Diritti e Salute – su Napoli Est è calato il silenzio per i troppi interessi economici in gioco. È’ arrivato il momento di non delegare a nessuno il destino della nostra periferia». All’incontro interverranno il presidente dell’Isde Giuseppe Comella ed il geologo Franco Ortolani, mentre dagli Usa il professore Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia, invierà un suo contributo scientifico.

di Nadia Cozzolino

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