ROMA – «Non bisogna escludere chi quotidianamente lotta per essere incluso». E’ questo l’appello lanciato dal presidente dell’Associazione Nazionale Sordità Senza Barriere, Vincenzo De Stefano, che ha inviato una lettera alla Commissioni Affari del Senato per chiedere la modifica del testo del ddl n.1151 sul riconoscimento della LIS (Lingua Italiana dei Segni). La motivazione? Secondo De Stefano, da un’attenta lettura della proposta di legge in discussione a Palazzo Madama, «al punto 4 dell’articolo 5 si evidenzia come ancora oggi l’ENS (Ente Nazionale Sordi) venga considerata l’unica associazione rappresentativa dei sordi dallo Stato italiano per effetto della legge 21 agosto 1950 n. 698».
«Questa condizione – sottolinea il presidente dell’Associazione – pone tutte le altre associazioni che si propongono di rappresentare, tutelare e difendere i diritti delle persone sorde, in secondo piano privandole della possibilità di potersi esprimere e/o collaborare per il bene di tutte le persone con disabilità uditiva. In tale contesto l’ANSB giudica positivo il riconoscimento della LIS come non solo uno strumento per abbattere le barriere di comunicazione ma anche una lingua a tutti gli effetti e può essere utilizzata da tutti senza eccezione alcuna».
«Lo Stato – prosegue De Stefano – dovrebbe quindi favorirne la diffusione come avviene per tutte le altre lingue facoltative e formare professionisti qualificati consigliandosi con le associazioni che per statuto promuovono e diffondono la LIS. Di contro, l’ENS non può essere considerata l’unica associazione oggi per interloquire con le istituzioni perché il disabile uditivo oggi affronta il suo handicap diversamente rispetto a 50 anni fa, ha mutate esigenze e soprattutto non dev’essere considerato ancora SORDOMUTO, termine che troppo spesso viene utilizzato sia dall’ENS che dalle Istituzioni».

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