dadinaRoma– L’Oscar come miglior film straniero a “La Grande Bellezza” è stato un bel riconoscimento. La statuetta più ambita dallo star system del cinema,  premia Paolo Sorrentino,  premia l’Italia, premia Napoli, ma è anche un  un omaggio  alla disabilità  portata alla ribalta dal personaggio di Dadina.
Dadina è la direttrice del giornale in cui scrive Jep Gambardella  il protagonista del film interpretato da Toni Servillo. Dadina è una nana e il suo volto risponde al nome di Giovanna Vignola, attrice perugina affetta da acondroplasia, malattia genetica che inibisce la crescita armonica delle ossa lunghe, in realtà le cellule della cartilagine non ricevono l’ordine di moltiplicarsi, le ossa non si allungano lasciando corte braccia e le gambe; non si cresce, si resta bassi. Cioè nani. Parola tabù che non ha un contraltare nel linguaggio politically correct. Si scrive nano, si legge nano, di dice nano ma nell’opera di Sorrentino Dadina  non ripropone in scena lo stereotipo caricaturale  del nano ballerino.
Nella scia della popolarità  che meritatamente sta avvolgendo “La Grande Bellezza” si incastonano il volto, lo sguardo, la storia di Giovanna Vignola che fa bene raccontare in interviste e ospitate in tv del suo impegno nell’associazione nazionale Acondroplasia  Insieme per Crescere onlus. Accende il faro su una realtà associativa nata per offrire uno spazio alle persone affette da questa patologia genetica e allo loro famiglie: un luogo di informazione, di condivisione, di incontro. Un luogo dal valore immateriale immenso indispensabile per dirsi che non si è soli, dove ci si può ri-conoscere, riunire  e confrontarsi sulla condizione di persone con acondroplasia e bassa statura, aiutati  da persone competenti:  medici ortopedici, pediatri, psicologhe, pedagogiste, allergologhi, genetisti.
Un’attività quotidiana   alimentata da una rete consistente di   volontari diffusa  in tutt’Italia, di supporto prezioso  a genitori di bambini acondroplasici, in particolar modo nel momento del “Birth defect” cioè quando si deve consapevolizzare e accettare questa condizione e nell’età evolutiva del bambini e nella delicatissima fase dell’adolescenza momenti in cui serve rafforzare l’ autostima , l’ autonomia; e ancora, attenzione alla vita di coppia o da single. A quanto può essere complicato, in età adulta scegliere gli abiti adatti senza doverli comperare per forza in un negozio di vestiti per bambini. Integrazione vuol dire anche non essere discriminati se la pulsantiera dell’ascensore è troppo alta per poterla usare senza l’aiuto di qualcun altro. Questo e molto altro devono conoscere i cosiddetti normodotati e per questo “Acondroplasia Insieme per crescere” organizza e promuove incontri nelle scuole, manifestazioni sportive, giornate dedicate alla raccolta fondi.
Giovanna mette a servizio della collettività la sua popolarità , mostrando il  proprio corpo così com’è :  è giusto, è necessario ed anche poetico  raccontare, spiegare, far conoscere le pieghe delle esistenze di persone più basse della media. Poetico perché Giovanna, nel suo dire,  parla con gli occhi, un discorrere così accattivante che l’ascolti e basta. E i centimetri in meno si tralasciano in fretta. E’ brava Giovanna ed è stato bravo Paolo Sorrentino che ha portato l’Italia fin sulla vetta della collina di Hollywood anche scegliendo di infrangere un tabù: quel mostrare sullo schermo con coraggio, un’attrice diversa  e con lei, di tutte quelle persone che soffrono della stessa malattia e di cui nessuno parla. Almeno fin qui, ora con questo film così vero si fa luce su un angolo di vita vera.

di Laura Guerra

 

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