NAPOLI – Fuori uno. O, meglio, fuori trentaquattro. I dipendenti di AccaParlante, una delle cooperative che si occupano dell’assistenza domiciliare indiretta per conto del Comune di Napoli, hanno altre quarantotto ore per essere riassunti. Il loro licenziamento è ormai definitivo, venerdì è l’ultimo giorno utile perché la cooperativa annulli il procedimento reintegrando tutti i dipendenti.
Perché questo accada, però, c’è bisogno di soldi. Di certificazioni e di garanzie per le cooperative, che non riescono più a sostenere le spese e vantano crediti nei confronti del Comune. Le banche hanno chiuso i rubinetti e difficilmente li riapriranno, se i fondi, quelli del decreto 35 e quelli destinati alla non autosufficienza, non si riveleranno adeguati. Per domani è fissato un incontro tra il Comune di Napoli e le banche, durante il quale si negozierà la riapertura della linea di credito, tentativo estremo per evitare la cessazione del servizio di assistenza domiciliare indiretta.
LICENZIAMENTI PARTITI – Novella Aurora, altra cooperativa che gestisce il servizio, ha inviato ai propri dipendenti una trentina di lettere di licenziamento; anche per loro scattano quindi le procedure, che porteranno alla perdita del posto di lavoro tra quindici giorni.
Diversa storia per la Fisiomedical che, secondo indiscrezioni, avrebbe ottenuto le certificazioni del credito (vantando crediti inferiori rispetto alle altre cooperative, tra le quali spicca Gesco), ma si sarebbe rifiutata di firmare il contratto di servizio con una lettera motivata.
SOLO TAVOLI E PROMESSE – Proprio il contratto di servizio resta un’altra nota dolente di questo affaire: ad oggi, nessuna cooperativa coinvolta nell’appalto ne ha uno. La procedura prevede che si firmi subito dopo l’aggiudicazione e prima di cominciare a lavorare ma, a conti fatti, non c’è nessun documento che stabilisca i termini del contratto che lega il Comune di Napoli e le cooperative.
La prospettiva, in questi ultimi giorni scanditi a colpi di tavoli di trattative, promesse e certificazioni fantasma, è tutt’altro che rosea. In assenza dei soldi anche le altre cooperative licenzieranno, lasciando un settore delicato ed essenziale totalmente scoperto. Cancellando, in altre parole, il servizio. Si verrebbe quindi a creare un vuoto, che persisterebbe fino a gennaio, quando scadrà l’attuale appalto.
IPOTESI CARROZZONE – In alternativa, ipotesi che gira come voce di corridoio e senza (finora) conferme, il licenziamento in massa e la sparizione del servizio potrebbe portare ad una nuova gara d’appalto, istituita con urgenza, per coprire gli ultimi scampoli del 2013. Con le cooperative attualmente coinvolte disastrate per via dei crediti vantati nei confronti del Comune, l’ipotesi più probabile potrebbe essere la comparsa di un’azienda, economicamente sufficientemente solida da poter raccogliere l’eredità e ripristinare il servizio riassumendo i circa centoquaranta dipendenti. Una situazione che, seppur restando nel campo delle ipotesi, riattiverebbe il servizio ma comporterebbe un altro lato della medaglia pericoloso: un appalto da vari milioni di euro gestito in regime di monopolio, da una nuova cooperativa che, la Storia insegna, avrebbe ottime probabilità di diventare l’ennesimo carrozzone.
di Nico Falco

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