ROMA – «Il sorriso del delfino è il più grande inganno della natura, perché crea l’illusione che siano sempre felici. Solo dopo un po’ ti rendi conto che non stanno bene in cattività». Così, nel 2010 nel documentario premio Oscar«The Cove», Ric O’Barry, l’ex addestratore del delfino Flipper – divenuto una star grazie all’omonima serie tv Usa negli anni ’60- raccontava come proprio durante il lavoro che lo aveva reso celebre e ricco, avesse imparato a capire quanto dolore e infelicità si celasse dietroall’atmosfera apparentemente gioiosa dei delfinari. Una “scoperta” che ha portato O’Barry a impegnarsi in prima persona, come attivista, per fermare la cattura di questi animali destinati ai delfinati di tutto il mondo e in parte anche all’alimentazione umana (soprattutto in Giappone). Ma distanza di 3 anni dal documentario-choc che raccontava la cattura e la mattanza dei delfini nella baia nipponica di Thajii, per questi animali il calvario continua. Anche in Europa dove solo Croazia, Cipro e Slovenia hanno vietato l’uso di cetacei in cattività a fini commerciali.
IL DOSSIER – In Italia da tempo Lav e Marevivo portano avanti una campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei delfinari denunciando casi diviolazione delle norme che regolano i parchi acquatici nel nostro Paese . E adesso presentano un dossier che racconta…CONTINUA A LEGGERE SU CORRIERE.IT 

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