NAPOLI – Niet, che in russo significa no. Anche Cristian D’Alessandro, uno dei 30 attivisti di Greenpeace che hanno partecipato al blitz di protesta contro una piattaforma petrolifera di Gazprom, si è visto respingere da un tribunale di Murmansk, in Russia, il ricorso contro l’arresto per pirateria. Lo riferisce Greenpeace Russia su Twitter. D’Alessandro aveva chiesto di partecipare all’udienza sul suo ricorso uscendo dalla gabbia di vetro dei detenuti, ma il giudice ha respinto l’istanza sostenendo che non è una umiliazione stare dietro le sbarre. Continua la raffica di rifiuti del tribunale di Murmansk ai ricorsi dei 30 attivisti di Greenpeace che hanno partecipato al blitz di protesta contro una piattaforma petrolifera di Gazprom: il primo appello rifiutato nelle udienze di è stato quello dell’italo-argentina Camila Speziale, titolare di doppio passaporto ma assistita dalle autorità diplomatiche argentine. Poi è tato il turno di Peter Willcox, il capitano americano della Arctic Sunrise, la nave rompighiaccio di Greenpeace su cui si trovavano i 30 attivisti dell’associazione ambientalista arrestati per il blitz di protesta contro la piattaforma petrolifera artica di Gazprom: «Se dovessi ricominciare, resterei a New York. È da 40 anni che faccio questo lavoro e non ho mai ricevuto una simile accusa», ha detto Willcox respingendo ogni addebito in aula davanti al tribunale di Murmansk, durante l’udienza per l’esame del suo ricorso. Il capitano ha riferito anche di soffrire di «problemi cardiaci». Willcox era al comando anche di un’altra nave di Greenpeace, la Rainbow Warrior, quando nel 1985 i servizi segreti la fecero saltare in aria nel porto di Auckland, in Nuova Zelanda, durante una campagna contro gli esperimenti nucleari francesi in Polinesia: un raid che causò la morte di un fotografo.

di Redazione online (corrieredelmezzogiorno.it)

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