ROMA- In occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte, Amnesty International ha invitato gli esponenti politici a smetterla di presentare le esecuzioni come soluzione rapida per ridurre i tassi di criminalità e a concentrarsi invece sui problemi del sistema penale dei loro paesi.  Nel suo documento diffuso oggi, intitolato “Non ci renderà più sicuri”, Amnesty International ha messo in evidenza l’assenza di prove a sostegno della tesi che la pena di morte riduca i crimini più gravi. Una minoranza di paesi ha ripreso, o ha in programma di riprendere, le esecuzioni  come reazione impulsiva all’aumento dei reati o a omicidi particolarmente efferati.  Dal 2012, le esecuzioni sono riprese in Gambia, India, Indonesia, Kuwait, Nigeria, Pakistan e Vietnam. Ciò nonostante, i paesi che ricorrono alla pena di morte restano assai pochi a fronte dei 140 paesi che l’hanno abolita per legge o nella prassi.
QUEST’ANNO- La Giornata mondiale contro la pena di morte del 2013 sarà dedicata alla pena capitale nei paesi caraibici. L’area caraibica presenta oggi una situazione paradossale in cui sono pochissime le sentenze capitali eseguite (l’ultima risale al 2008) a fronte di un nutrito gruppo di paesi che ancora si oppongono all’abolizione della pena di morte. Dei 25 paesi componenti l’area, 10 sono abolizionisti per legge, due nella pratica e ben 13 sono ancora mantenitori.  L’azione per la Giornata mondiale, oltre alle consuete iniziative di sensibilizzazione, si concentrerà in particolare su due paesi: Barbados e Trinidad e Tobago, dove verrà chiesta l’eliminazione della pena di morte con mandato obbligatorio. L’imposizione obbligatoria della pena di morte, emessa esclusivamente in base al tipo di reato commesso, e’ una violazione della legge internazionale in quanto non considera ne’ eventuali circostanze attenuanti ne’ la storia personale dell’imputato.
PUNIZIONE CRUDELE- Amnesty International si oppone alla pena di morte in tutti i casi, senza eccezione, a prescindere dalla natura o dalle circostanze del crimine, dalla colpevolezza, innocenza o altra caratteristica del condannato o dal metodo usato per eseguire le condanne a morte. La pena di morte è la punizione più crudele, disumana e degradante. Viola il diritto alla vita, proclamato dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.

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