Russian Security Services Sieze Arctic Sunrise
di Luca Mattiucci
ROMA -Questa mattina la giustizia russa ha formalmente contestato l’accusa di pirateria nei confronti di cinque dei 30 attivisti a bordo della nave “Arctic Sunrise” di Greenpeace, coinvolti nella recente azione di protesta pacifica contro la piattaforma petrolifera artica di Gazprom.  Greenpeace diffonde oggi le foto del momento in cui i Servizi Speciali russi sbarcano dall’elicottero sul ponte dell’Arctic Sunrise, armi in pugno, sequestrando la nave. La scorsa settimana lo stesso Presidente Putin ha affermato pubblicamente che “chiaramente questi uomini non sono pirati”. A chiedere la liberazione degli attivisti sono al momento oltre un milione di persone nel mondo, tra cui il Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel, l’attore Ewan McGregor e organizzazioni come Amnesty International, Human Rights Watch.
LA STORIA DI CHRISTIAN- «L’accusa di pirateria è rivolta a uomini e donne il cui unico crimine è quello di avere una coscienza. Questo è assolutamente scandaloso e mina alla base i principi della protesta pacifica. Assurdo qualificare gli attivisti come pirati, vogliono solo intimidirci e farci tacere, ma non desisteremo» afferma Kumi Naidoo, direttore di Greenpeace International. L’articolo 21 della Costituzione Italiana è quanto mai chiaro: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Ma La Federazione Russa non è quella Italiana, purtroppo. Entrambe sono repubbliche ma lì pare siano in vigore norme da far invidia, quasi per contrappasso, a qualunque fascista d’antan. E se la storia di Christian D’Alessandro, il giovane attivista partenopeo di Greenpeace “sequestrato” assieme agli altri 29 membri dell’ ”Artic Sunrise” con l’accusa di pirateria , è di sicuro l’esempio più palese dell’arroganza che solo un regime si permette il lusso di possedere, ecco che un ‘altra notizia di questi giorni, intrecciata alla prima, gli fa eco.
PROTESTE INDIVIDUALI – Dopo che il Governo Russo, per dirla con eleganza, se n’é infischiato delle diplomazie di mezzo mondo ed ha confermato il fermo di due mesi sostenendo che « ciascuno ( dei trenta membri dell’equipaggio coinvolto nelle proteste contro la piattaforma della Gazprom nel Mare di Barens ndr) dovrà rispondere delle accuse di pirateria (ricordiamo reato punito in Russia con pene fino a 15 anni ndr) » sul web si è innescata immediatamente una raccolta firme per chiedere il rilascio dei 30 volontari. Petizione che ormai, a meno di dieci giorni dal lancio, ha già superato quota 800mila. In contemporanea, gli attivisti russi hanno deciso di avviare una protesta, pacifica quanto quella dell’Artic Sunrise, per le strade delle cittadine Russe. Problema non secondario è che nel Paese di Dostojevsky per poter manifestare, raccogliere firme e simili devi chiedere un’autorizzazione, si badi bene non fare una comunicazione che è cosa ben diversa e diffusa in quasi tutte le repubbliche degne di questo nome. Dall’altra ai ragazzi di Greenpeace di certo l’inventiva non manca ed anche questa volta l’hanno dimostrato. Nasce cosi questo scatto originale ma non unico che si sta infatti replicando a vista d’occhio nelle città ex-sovietiche. Già perché se è vero che le manifestazioni di gruppo vanno autorizzate è pur vero che una singola persona può, stando alle Leggi del Paese, liberamente scendere in piazza, da sola. E ad oggi sono diverse decine gli attivisti dell’organizzazione ambientalista che si avvicendano h 24 alle diverse postazioni per continuare a gridare in silenzio, da soli, un diritto alla libertà d’azione ed espressione che lì pare assopito, proprio lì dove hanno tratto ispirazione buona parte delle lotte per i diritti che hanno dominato il secolo appena trascorso.
 

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