no-all-omofobiaROMA. «All’interno dell’Unione europea non sono presenti in alcun modo politiche di contrasto nei confronti dell’odio omofobico e trans fobico, tantomeno  né vengono protette le persone dalla discriminazione, dalla persecuzione e dalla violenza». Il j’accuse proviene direttamente da una nota diffusa da Amnesty International. Secondo l’organizzazione per la difesa dei diritti, in paesi come Bulgaria, Germania, Italia, Lettonia e Repubblica Ceca, vi è una totale assenza di una normativa completa sui crimini d’odio, in quanto non sono compresi i reati contro le persone a causa del loro reale o percepito orientamento sessuale e dell’identità di genere. «La violenza motivata dall’odio ha un effetto particolarmente dannoso e a lungo termine sulle vittime– ha affermato Marco Perolini, esperto di Amnesty International sulla discriminazione in Europa e Asia centrale – ciò nonostante, l’Ue e molti dei suoi stati membri non riconoscono come crimini dell’odio, nelle loro legislazioni, i reati basati sul presunto o reale orientamento sessuale o sull’identità di genere. E’ un fatto inaccettabile, poichè l’orientamento sessuale e l’identità di genere sono motivi di discriminazione vietati dal diritto internazionale dei diritti umani».
IL CASO ITALIANO -Si è ripresa, intanto, la discussione, alla Camera dei deputati, del disegno di legge sul contrasto dell’omofobia e della trans fobia. Amnesty International continua a chiedere ai parlamentari di Montecitorio di adoperarsi affinché l’Italia introduca senza ulteriori ritardi una legge per contrastare i crimini d’odio basati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. In particolare, l’organizzazione per i diritti umani chiede che l’orientamento sessuale e l’identità di genere siano inclusi nell’elenco dei motivi discriminatori associati ai reati specifici descritti nell’articolo 1 del decreto legge 122/1993, e che venga emendato l’art. 3 dello stesso decreto, relativo alle circostanze aggravanti, aggiungendovi l’orientamento sessuale e l’identità di genere.

 di Francesco Adriano De Stefano

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