poveriROMA – Partirà a settembre, parola di Ministro. Ma intanto fa litigare Pd e Pdl, mettendo a rischio, per l’ennesima volta, la stabilità del governo. È il “Reddito di inclusione sociale”, un nuovo sostegno destinato a tutte le famiglie che si trovano al di sotto della soglia di povertà (sono il 6,8% del totale, secondo le stime più accreditate). Il progetto è stato ideato dalla Caritas e dalle Acli, due importanti realtà dell’associazionismo cattolico ed ha trovato subito consensi nel mondo del volontariato. Il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini con un’intervista all’Unità ha spiegato di essere pronto a far partire lo strumento di sostegno: «A metà settembre sarà pronta una prima proposta sul reddito d’inserimento, prevista dal programma di governo, la cui mancanza ha spinto negli anni a creare dei “surrogati”, come le pensioni d’anzianità e la mobilità lunga. Si sono create così delle distorsioni, mentre serve uno strumento di contrasto alla povertà, da agganciare alla disponibilità a rimettersi sul mercato del lavoro». Ma le sue parole hanno fatto il presidente dei deputati del Pdl, Renato Brunetta: «Vorremmo sapere dal ministro dove ha trovato il riferimento al cosiddetto ‘reddito di inclusione’ nelle dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio, Enrico Letta, su cui il governo ha ottenuto la fiducia delle Camere lo scorso 29 aprile 2013». Ha aggiunto Brunetta: «Vorremmo chiedere, altresì, al ministro tecnico Giovannini se intende portare in cabina di regia governo-maggioranza la sua proposta sul ‘reddito di inclusione’, onde valutarla, specie in ragione dei costi che produce. E se il ministro tecnico dell’Economia e delle finanze, Fabrizio Saccomanni, e i tecnici del suo staff e del Mef, solitamente attenti alle coperture, siano stati investiti dell’analisi di impatto di tale iniziativa sui conti pubblici. Ricordiamo, infine, che il ‘reddito di inclusione’, così come il reddito di inserimento o il reddito di cittadinanza, rischia di essere un imbroglio, che rende permanente il welfare clientelare, con tre effetti negativi sul nostro mercato del lavoro».

di Francesco Gravetti

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