9NAPOLI – «La prima “festa nazionale dell’agricoltura sociale” non poteva che partire da qui, da un bene confiscato 13 anni fa e finalmente restituito alla cittadinanza». Esprime così la sua soddisfazione Ciro Corona, il presidente della cooperativa Resistenza a cui è stato dato in gestione il fondo rustico “Selva Lacandona – A. Lamberti”. Quattordici ettari di vigneto e pescheto che, lo scorso fine settimana, hanno ospitato la manifestazione, che, organizzata dal Forum Nazionale Agricoltura Sociale in collaborazione con AIAB, ALPA e CNCA e con il patrocinio di INEA, è coincisa con la tappa partenopea del Festival dell’impegno civile del comitato Don Peppe Diana.
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CORONA – «Ci troviamo – ha spiegato Corona – nell’ottava municipalità che conta il 75 percento di disoccupazione giovanile, il 62 percento su 130 mila abitanti, questo vuol dire che oltre la metà della popolazione non lavora. Per rispondere a tale situazione, facciamo inserimento lavorativo dei ragazzi svantaggiati, li togliamo dalle piazze di spaccio, gli diamo un’alternativa partendo dalla formazione». Inclusione lavorativa, dunque, attraverso l’agricoltura sociale. «Abbiamo siglato – ha aggiunto il presidente – un protocollo con il dipartimento di giustizia minorile: ogni giorno lavorano con noi quattro ragazzi ed è bello poterlo fare, con il sostegno di Libera e del Comune di Napoli, a Chiaiano, quartiere violato dalla discarica».
DE BIASE- Workshop, laboratori, musica ed un mercato dei prodotti dell’agricoltura sociale, un corridoio tra i vigneti dove varie aziende del settore e cooperative hanno esposto i propri prodotti. Tra di loro spicca il coloratissimo stand dell’istituto comprensivo Teodoro Gaza di San Giovanni Piro. «Siamo l’unica scuola presente al Forum – ha commentato la dirigente, Maria De Biase – Una grande soddisfazione per noi che lavoriamo sulla ruralità. Realizziamo degli orti i cui prodotti vengono consumati a mensa». Tra i manufatti dell’istituto in mostra alla festa ci sono le eco merende, con pane ed olio, broccoli e finocchi e le pietre di sapone, realizzate con olio esausto. «La nostra speranza – ha concluso De Biase – è che i giovani imparino e recuperino quanto di bello c’è nella terra».

di Emiliana Avellino

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